VERONA - Cosa sceglierà di fare oggi Filippo Turetta quando comparirà, davanti al giudice, lo si saprà solo alle 10, quando si troverà faccia a faccia con il Gip. Potrebbe decidere di rispondere, di fare scena muta oppure di rilasciare dichiarazioni spontanee. Ma in tutto questo c’è una certezza: resterà in carcere. Nessuna anticipazione, invece, sulla richiesta di una perizia psichiatrica. Ieri, all’uscita dall’istituto penitenziario di Verona, dove il 21enne di Torreglia, nel Padovano, è recluso da sabato, l’avvocato Giovanni Caruso, che ha potuto parlare circa un’ora e mezza con il suo assistito, ha annunciato: «Non presenterò richiesta al Riesame, né richiesta di affievolimento della misura» della custodia cautelare in carcere.
LE ACCUSE
Dopo l’interrogatorio di garanzia oggi davanti al gip, dovrebbe essere sentito anche dal pm di Venezia Andrea Petroni, che coordina le indagini dei carabinieri. Turetta dovrà difendersi non solo dagli elementi contenuti nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Venezia Benedetta Vitolo: il pubblico ministero potrà contestargli anche i nuovi elementi raccolti dopo l’arresto in Germania, al termine di una fuga di una settimana e oltre mille chilometri per scappare all’accusa di aver sequestrato e ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin.
Fonti vicine alla procura parlano di un capo di imputazione invariato, ma «fluido». Attualmente, infatti, la premeditazione non è contestata. Ma questa aggravante, che potrebbe far lievitare la condanna fino all’ergastolo, viene evocata in base a una serie di elementi che sono emersi dopo, tra cui il coltello e un guanto trovati nella Gran Punto nera che deve ancora essere riportata in Italia.
Turetta dovrà spiegare perché aveva 300 euro con sé, perché aveva comprato online il nastro adesivo utilizzato per impedire a Giulia di urlare, perché avrebbe studiato possibili percorsi di fuga e perché si fosse procurato dei sacchi neri, quelli che sono stati trovati accanto al corpo abbandonato tra le rocce vicino al lago di Barcis. Elementi nuovi che potrebbero essergli contestati oggi aggravando, di fatto, la sua posizione, insieme alla possibilità di dover rispondere di occultamento di cadavere.
IN CARCERE
Turetta ha passato in maniera tranquilla anche la sua seconda notte in carcere. È stato collocato nel reparto infermeria dove dovrà rimanere per qualche giorno, sottoposto alle valutazioni psicologiche e psichiatriche prima di essere trasferito nella sezione “protetti”, quella per i detenuti per reati a “forte riprovazione sociale” che, a loro tutela, non devono avere contatti con persone in carcere per altre tipologie di reati.
Il 21enne si trova in una cella assieme ad un altro detenuto, anche lui in carcere per reati molto gravi e dello stesso genere. È sorvegliato a vista dagli agenti di polizia penitenziaria di Montorio, anche di notte, per evitare gesti autolesionistici.
È stato descritto da chi ha avuto modo di vederlo in carcere, tra cui pure il suo difensore, come “provato, disorientato”, ma anche assente, rassegnato alla sua condizione, silenzioso. Non potrà vedere i suoi genitori fino a dopo l’interrogatorio davanti al gip, fissato per questa mattina.
I GENITORI
Solo dopo che sarà comparso davanti al giudice, si potrà organizzare un incontro con mamma Elisabetta Martini e papà Nicola, profondamente turbati da quanto ha fatto il figlio. Da giorni sono chiusi nella loro abitazione, nel centro di Torreglia, dopo aver partecipato alla fiaccolata in memoria di Giulia, a Vigonovo, la settimana scorsa.
D’altro canto Nicola Turetta, appena saputo dell’arresto del figlio, accusato di omicidio, sabato 18, è apparto sconvolto e sotto choc: «Se ho voglia di abbracciarlo? Non è che torna da una vacanza, è dura... Forse avrei quasi preferito finisse in un altro modo dopo il ritrovamento del cadavere di Giulia... ma poi ho pensato che è sempre mio figlio».