Tornano le code davanti ai negozi, spunta il semaforo per i clienti in fila

Venerdì 27 Novembre 2020 di Silvia Moranduzzo
File ai negozi padovani: una pasticceria s'inventa il semaforo

PADOVA - «Mi scusi, le devo chiedere di attendere fuori finché non esce qualcuno». Da ieri questa frase è il ritornello del momento. Fino al 4 dicembre sono in vigore ulteriori restrizioni nel numero di clienti nei negozi e anche per bar e ristoranti ci sono novità: massimo 4 persone al tavolo, la mascherina va tenuta finché non si ha il piatto (o il bicchiere) davanti e i menù devono essere usa e getta o digitali. E nonostante ieri fosse una giornata normalmente piatta per il commercio, sono già comparse le prime code fuori da alcuni negozi come Tiger in via Manin, Feltrinelli in via San Francesco e Stradivarius in via Roma. «C’è da impazzire – esclama Chiara del negozio Legami sul Liston, sospirando – venerdì e sabato ci aspettiamo parecchia confusione. Qui siamo sempre sole noi commesse, perciò l’idea di dover gestire sia il negozio sia la coda al di fuori mi preoccupa molto. E man mano che andiamo verso il Natale sarà sempre peggio».

L'INVENZIONE DIVERTENTE

C’è chi si è ingegnato e ha trovato un modo divertente per controllare gli accessi. Alla pasticceria Estense di via Forcellini è comparso un semaforo all’ingresso: se è verde si può entrare, se rosso si attende fuori. «È stata un’idea di mia mamma – racconta la titolare Federica Luni – diceva che la gente fatica a capire e che voleva essere sicura di non correre rischi. È stata una vera e propria scoperta, è intuitivo e sta aiutando moltissimo. Siamo in tre persone a servire e facciamo entrare tre clienti alla volta, un numero al di sotto di quello che ci viene richiesto, per garantire una maggiore tranquillità: con il telecomando attiviamo il semaforo e diamo il via libera al prossimo». 

GIOCHI SI' TORNEI NO 

Ogni limitazione in più costringe i commercianti a inventare modi per restare sulla piazza, che a volte cambiano radicalmente parte del loro lavoro. Al Tempus fugit di via Barbarigo, dove si vendono giochi da tavolo, la sala da 90 posti utilizzata per i tornei è stata trasformata in una sorta di showroom: su ogni tavolo c’è un gioco diverso che i clienti possono guardare, per farsi spiegare il funzionamento. «Abbiamo uno spazio grande, quindi un grosso problema di numero di clienti non l’abbiamo e devo dire che sono quasi tutti molto ligi alle regole – spiega il titolare Alessandro Fontana – abbiamo sospeso i tornei, non tanto perché ci fosse imposto, quanto perché quando si gioca ci si passa i pezzi o le carte. Questo ha significato meno introito, equilibrato un po’ dall’aumento delle vendite: ora che si passa più tempo a casa molti optano per un gioco da tavolo». Del resto, «se si deve fare si fa – dice serafico Lorenzo Michielan, proprietario di Caberlotto in via Manin – rispettare le regole migliora la vita di tutti.

I miei dipendenti controllano costantemente gli accessi e se vediamo che in un punto preciso ci sono troppe persone chiediamo di sparpagliarsi».

 

OBBLIGO DA RISPETTARE

Per bar e ristoranti, invece, il tarlo più che i commensali seduti allo stesso tavolo è l’obbligo di far tenere la mascherina. «Abbiamo messo un cartello sul plateatico ma come si fa a controllare? – si chiede Nicola Gomiero dello ‘Zzino in piazza delle Erbe – dovrei avere mille occhi e il barista non è un vigile. Poi ci vuole un minimo di elasticità, se un cliente mangiucchia le patatine non può tirare su e giù la mascherina in continuazione ad ogni manciata». Per il resto, invece, «poco è cambiato, da 6 a 4 al tavolo non è che sia una rivoluzione» sostiene Giorgia del bar Al Municipio sotto Palazzo Moroni. Ed è qui che è arrivato il chiarimento del presidente della Regione, Luca Zaia. «È stato chiarito dall’avvocato Franco Botteon che non c’è una responsabilità soggettiva del gestore – ha detto alla conferenza stampa a Marghera – siamo arrivati a un punto in cui i nostri esercenti devono fare educazione civica. Il consiglio è di chiamare le forze dell’ordine se c’è un irriducibile».

STRADE NUOVE PER VENDERE

Un chiarimento che ha tranquillizzato l’Associazione provinciale pubblici esercizi anche se «verba volant, scripta manent, le parole volano e lo scritto rimane – fanno notare – ci auguriamo che questo chiarimento venga per messo nero su bianco dall’avvocato Botteon, come le faq divulgate in precedenza con altri chiarimenti». Le nuove limitazioni, in ogni caso, spingono a ingegnarsi, a trovare altre strade per vendere. Magari, qualcosa di mai tentato prima. Ed è così che l’incontro online organizzato da Ascom per far scoprire i segreti della vendita tramite Facebook è andato esaurito in due ore. «L’incontro è il 3 dicembre e tutti i 300 accessi sono stati prenotati, abbiamo dovuto raddoppiarli – riferiscono dall’ufficio marketing dell’associazione – mai ci era successa una cosa del genere. Evidentemente in un momento come questo si vogliono tentare nuove strade per continuare a lavorare».

Ultimo aggiornamento: 08:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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