Coronavirus, mamme col virus, neonati sani: 8 storie a lieto fine

Sabato 18 Aprile 2020 di Gabriele Pipia
Coronavirus, mamme col virus, neonati sani: 8 storie a lieto fine
PADOVA - L’unico rammarico è che le mamme non possono abbracciare subito le proprie creature. Per il resto, però, parliamo di storie bellissime. Cinque femminucce e tre maschietti sono nati all’Azienda ospedaliera di Padova negli ultimi 45 giorni, nel mezzo dell’emergenza Coronavirus. Più forti di tutto. A partorire sono state otto donne positive al Covid 19, tra le quali una giovane intubata in gravi condizioni. Ora stanno tutti bene e sono tutti negativi, così come le loro mamme. Simboli di piena vita in un periodo dove l’incubo più grande è stato quello della morte. 

MAMMA PAPA' E BIMBO SEPARATI
La storia emotivamente più forte risale esattamente ad un mese fa, quando un bimbo è nato con parto cesareo dopo sei mesi di gravidanza. Venticinque settimane, mentre la mamma lottava in un letto del reparto di Rianimazione. Il piccolo è venuto alla luce senza alcuna patologia, ma è stato subito trasferito in Terapia intensiva neonatale. E il papà, intanto? A casa in quarantena, senza poter vedere e abbracciare né moglie né bimbo. La storia, però, ha il lieto fine: il bambino sta benissimo, la mamma è stata trasferita in un letto delle Malattie infettive e tra poco la famiglia padovana potrà sorridere insieme. 
La madre più giovane è proprio questa, di 28 anni. Quella in età più avanzata, invece, ne ha 48. Tre delle otto donne accusavano gravi polmoniti e hanno partorito con il taglio cesareo rispettivamente dopo 25, 30 e 32 settimane. Ben lontane dalle canoniche 40 di una classica gravidanza. Hanno sofferto, hanno pianto e hanno pregato, ma alla fine ce l’hanno fatta: loro sono guarite dal virus, bambini e bambine crescono a vista d’occhio.

«IL TAMPONE APPENA NATI»
Chi le ha seguite da vicino, e ora può raccontare le loro storie sorridendo, è la dottoressa Mariateresa Gervasi, direttrice del reparto di Ostetricia e ginecologia. «Parliamo di mamme arrivate qui con il tampone positivo o comunque con sintomi da Coronavirus subito accertati in ospedale - spiega -. L’iter ovviamente è completamente diverso rispetto a quello delle altre donne incinta perché abbiamo creato percorsi ad hoc per evitare contatti con le altre pazienti. Anche ai bambini vengono fatti immediatamente i tamponi, appena nati, per verificare se sono positivi. Negli otto casi non c’è stata alcuna positività». 
La dottoressa Gervasi, che guida un reparto composto da 20 medici e 50 ostetriche, sottolinea anche l’importanza dell’aspetto psicologico: «Abbiamo avuto diversi casi di mamme che non potevano nemmeno vedere subito le loro creature e di papà fuori dalla porta ad aspettare notizie. Le preoccupazioni sono tante perché il virus può portare importanti modifiche alla gravidanza dal punto di vista cardiocircolatorio e non solo. Chi lavora qui in questo mese e mezzo sta facendo un lavoro straordinario». I parti sono 2.800 all’anno, 12 solamente nella giornata di ieri. 

I BIMBI PREMATURI
Chi segue la seconda fase, quella dei bambini nati prematuri, è il professor Eugenio Baraldi, primario della Patologia neonatale che conta 400 ricoveri all’anno, con 120 bimbi sotto i 1.500 grammi. Il bimbo partorito dopo 25 settimane, figlio della ragazza intubata, appena nato pesava 800 grammi e ora pesa un chilo e 100. È ancora aiutato con il macchinario dell’ossigeno, ma è in buone condizioni. «La nostra priorità - racconta il professor Baraldi - è stata subito quella di evitare che il virus entrasse nel reparto altrimenti sarebbe stato pericolosissimo. I bimbi che nascono prematuri, infatti, sono immunodepressi: hanno una facilità estrema di contrarre infezioni e spesso sono caratterizzati da insufficienza respiratoria». 
In reparto dall’inizio dell’emergenza sono risultati positivi quattro operatori più la mamma e il papà di un bambino, tutti con lievi sintomi. «Ma abbiamo sempre agito con grande tempestività - chiude il primario - mettendo delle mura medievali a protezione del nostro preziosissimo reparto». 
 
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