Parrucchieri, ora è polemica con i colleghi abusivi che lavorano a domicilio o a serranda abbassata

Martedì 12 Maggio 2020 di Luisa Morbiato
Un salone di parrucchiere
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PADOVA - La speranza è quella di poter riaprire il prossimo 18 maggio, affinché anni di impegno e lavoro non vengano cancellati. La forte preoccupazione è per le bollette da pagare, tasse e scadenze varie da onorare alle quali si aggiunge la concorrenza sleale di chi violando le norme del Dpcm lavora di nascosto. La denuncia, ma non è la sola, arriva da Agostino De Villi contitolare con Stefano Torresin del salone di parrucchieri La Dolce Vita di Corso Milano (si erano incatenati qualche settimana fa per protestare contro il governo, ndr) che, con altri parrucchieri dei dintorni, chiede correttezza ai colleghi. «Non vogliamo mettere nei guai nessuno ma se la stragrande maggioranza di noi per tutelare i clienti e noi stessi non lavora da più di 2 mesi non possiamo più tacere su quanti, a serranda abbassata, continuano a lavorare - afferma amareggiato De Villi col sostegno dei colleghi -; capiamo la disperazione di non poter lavorare, dei mancati introiti, ma troviamo diciamo poco corretto che ci siano saloni che fanno entrare clienti alla chetichella e magari non si limitano a fare un taglio o una piega a un cliente, ma anche lavori più complessi come un colore. Siamo convinti che dovremmo essere tutti uniti e solidali nelle nostre battaglia, non è accettabile che si infrangano in questo modo le regole».

De Villi e i colleghi ammettono che tutti loro ma anche, ad esempio, i centri di estetica, hanno ricevuto e continuano a ricevere richieste dai loro clienti che insistono per una seduta ma hanno sempre risposto di no per tutelare la salute di tutti. «Le richieste sono molte, sia di fare il favore di fissare un appuntamento che di recarsi con i propri strumenti nelle abitazioni dei clienti per sistemare i capelli - continua De Villi -, ma abbiamo sempre rifiutato entrambe le opzioni. Evidentemente alcuni colleghi si limitano alla solidarietà e alla lotta comune solo a parole, fanno i furbi senza pensare che questo comportamento espone tutte la categoria a diversi rischi». 

In attesa del tanto agognato 18 maggio, data oltre la quale si profilerebbe un vero disastro e molti saloni potrebbero davvero non riaprire, i parrucchieri si stanno attrezzando in base alle superfici dei loro negozi. «Noi abbiamo già dimezzato le postazioni portandole a 3 e tenendo tra una sedia e l'altra più dei due metri dei quali si parla, ma attendiamo indicazioni precise. Il pavimento è stato suddiviso in zone con il nastro adesivo - chiude De Villi - abbiamo preparato disinfettanti, mascherine, guanti, camici e tutti gli ausilii previsti, siamo disposti a lavorare con qualsiasi orario come anche i colleghi, anche di notte se fosse necessario. Noi e i nostri dipendenti siamo pronti a turnarci per coprire più ore possibili, se non potremo fare 3 clienti alla volta ne faremo 2 ma vogliamo lavorare».
 

Ultimo aggiornamento: 11:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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