Padova centro di riferimento per il «baby shaking», il 10 per cento dei bimbi muore. Cos'è e cosa provoca nel neonato

In Azienda ospedaliera c'è un reparto dedicato ai bambini maltrattati: in media si fanno 35 visite al mese

Giovedì 4 Aprile 2024 di Nicoletta Cozza
Foto da Pexels - Pixabay

PADOVA - Scossi violentemente per farli smettere di piangere. Ma anche trascurati, malnutriti, o denutriti. O ancora "drogati" involontariamente, privati dei bisogni essenziali, oppure degli stimoli cognitivi che fanno maturare il cervello. E poi vittime di violenza o di abusi. Trentacinque al mese vengono presi in carico da un apposito reparto, dove per i soggetti di età compresa tra zero e 18 anni, è disponibile un servizio di valutazione medica. Ma anche dove 5, tutti lattanti residenti nel Veneto, nel 2023 sono deceduti dopo essere stati appunto "shakerati": su tali casi sono tuttora in corso indagini della magistratura sulla scorta delle autopsie. Questo si evince dal report del Centro per la Diagnostica del Bambino Maltrattato di Padova, unico in Italia, diffuso ieri dal dg dell'Azienda Ospedaliera Giuseppe Dal Ben, dalla dottoressa Melissa Rosa Rizzotto, che ha un incarico di Alta Specializzazione per la diagnosi e la presa in carico specialistica, e dal professor Giorgio Perilongo, direttore Didas Salute Donna e Bambino, i quali nell'occasione hanno annunciato che domenica davanti al Comune del capoluogo del Santo, durante la prima giornata della Shaken Baby Syndrome, dalle 10 alle 17 verrà allestito un punto informativo nell'ambito di una campagna di prevenzione internazionale. Nella palazzina rosa di via Ospedale 57, davanti al nosocomio patavino, dunque, si trova il reparto dedicato alla cura delle sindromi da maltrattamento o trascuratezza in età pediatrica, riferimento nazionale, dove si effettuano diagnosi e trattamenti specifici nei casi di maggiore complessità clinica.

Dieci i posti letto, ci sono un day hospital e un ambulatorio, mentre il team sanitario è composto da un pediatra, uno specialista in medicina di comunità, uno psicologo e un infermiere.

In media 35 visite al mese

Il Centro ha preso in carico dal 2008, quando è iniziata l'attività grazie alla pediatra Paola Facchin, 1600 famiglie con bambini vittime di violenza fra le mura domestiche o fuori; 260 sono stati i ricoveri ordinari e 550 quelli in day hospital. Mediamente in un mese si fanno 35 visite; in totale le consulenze sono state 300, con tempi di cura lunghissimi per alcune, con pazienti dal Veneto (30%) e dal resto dell'Italia (10%). Una diagnosi su 3 avviene entro i 3 anni (addirittura più del 15% dei piccoli ha meno di 12 mesi), il 55% riguarda bambine, e si fanno soprattutto in Pronto soccorso, sia pediatrico che adulto (35%del totale), la maggior parte delle quali è riconducibile a maltrattamenti, tra cui la sindrome del bambino scosso (5%, con il 10% del totale che muore), trascuratezza grave (17%), abuso di sostanze chimiche (15%) e sessuale (11%). A chiedere le consulenze, sono pure i Servizi Sociali (17%), l'autorità giudiziaria (7%) e i pediatri (16%) Le linee guida mondiali sono state scritte nel 1999 da 50 esperti tra cui alcuni professionisti dell'Azienda di Padova, tra cui la stessa Facchin.

Cosa provoca la sindrome del bambino scocco

Sull'analisi del report e sull'attività del suo reparto si sofferma la stessa Rosa Rizzotto. «C'è un boom con 150 nuovi casi di maltrattamenti l'anno - osserva - e poi abbiamo quelli già in carico con i follow up, prevalentemente per le conseguenze degli scuotimenti energici dei lattanti o dei piccoli fino a 2 anni, ma ci sono pure le vittime di trascuratezza, per un totale di 200 situazioni all'anno, in parte dettate da particolari condizioni sociali e socio-economiche, peraltro appesantite nel post Covid. Le famiglie da un lato sono più forti e dall'altro più fragili. Però bisogna parlare diffusamente della sindrome del bambino scosso perché nei momenti di difficoltà i genitori non devono esitare a lanciare l'sos e a chiedere aiuto. L'ospedale è un punto di approdo dove non si viene giudicati, ma presi in carico. Accudire un bambino piccolo è un'esperienza meravigliosa, ma può stancare chiunque e allora è meglio mettere il neonato al sicuro, "coprire il pianto" ascoltando musica o persino il rumore del phon, in modo da distogliere l'attenzione». La specialista, poi, ha evidenziato che con un singolo episodio di shakeraggio, con il cervello che subisce accelerazioni e decelerazioni, si può arrivare alla disabilità. «Chi lo scuote non intende far del male al bimbo, ma si trova in un momento critico, magari perché il pianto persiste da ore e non c'è nessun altro che si possa far carico della situazione. È un movimento inconsapevole che però causa danni emorragici o metabolici al tessuto cerebrale, che culminano con lesioni permanenti».
«Pure la trascuratezza - ha aggiunto - è una forma di maltrattamento perché la mancanza di stimolazione e di cure amorevoli porta all'atrofia cerebrale che vediamo nelle risonanze. Il cervello si sviluppa se trova un ambiente che lo "nutre" anche con coccole, altrimenti i neuroni muoiono. Più i bambini crescono e più sono esposti ai maltrattamenti, anche per le conseguenze che hanno riportato per gli scuotimenti e che si manifestano per esempio con difficoltà scolastiche, o ritardo nel linguaggio».

La questione droga

Infine, l'esposizione agli stupefacenti, soprattutto cocaina, è un'emergenza. «Con i test tossicologici abbiamo riscontrato un'epidemia. L'adulto che fa uso di sostanze le "passa" al bambino o direttamente, per esempio durante la gravidanza, o per fumo passivo, o ancora nel contatto fisico, soprattutto attraverso le mucose del cavo orale. Infine va ricordato che nell'accudimento le azioni come dar mangiare, o cambiare il pannolino, devono essere veicolate da un sentimento: se il legame affettivo è forte il bimbo si sente amato e cresce, in caso contrario lo sviluppo si blocca». 

Ultimo aggiornamento: 10:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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