BELLUNO - C’è solo il silenzio a correre tra le macchine a stampa digitale e da legatoria.
LA CRISI
Da questo stanzone sono usciti centinaia di calendari con le fotografie delle nostre montagne. O dedicate allo sport, come quello delle atlete dell’Ads Volley Limana nella stagione 2013-2014 che è esposto su una parete degli uffici. Per non dire delle tesi di laurea, dei cataloghi, dei manifesti, dei biglietti da visita, dei biglietti per la lotteria, dei volantini, delle cartelline. Ma anche pannelli, cartelli-vetrina, nastri adesivi per avvolgere bottiglie o lattine. La crisi nel settore carta prende il via con le vendite on line. Poi, nel 2019, la batosta. «Tutto ciò che veniva normalmente stampato in carta chimica non era più richiesto – spiega Massimo Sommavilla che porta un esempio chiaro – buste, ricevute fiscali, fatture sono andate nel dimenticatoio perché si è passati alla fatturazione elettronica». Sta di fatto che la tipografia ne fa le spese. E, a maggio 2021, sia la storica “tipogràfica” cilindrica Original Heidelberg che la moderna Offset giapponese Sakurai andranno all’asta. Quasi a chiudere e a rinnovare una storia che ha origine più di cento anni fa.
LE TAPPE
Era il 1 dicembre del 1919 quando i fratelli Germano e Antonio Sommavilla presero in affitto la tipografia Fontana. Pochi anni dopo Germano Sommavilla acquistò tutta l’attrezzatura della tipografia Cavessago e nel 1928 iniziò l’attività in proprio nei locali di via Cavour. Nel 1965 ne divenne titolare il cavaliere della Repubblica Carlo Sommavilla che condusse l’azienda al successo, con tre miliardi di fatturato. Massimo Sommavilla dal 2015 tiene le redini della tipografia prese dalla mano di papà Carlo. Voleva frenare la deriva della tipografia: «Ho provato a sanare l’azienda, non precludendomi la possibilità di unire le forze con realtà del settore che vivevano problematiche, tra Belluno e Treviso. L’avvento del Covid ha stroncato anche questa ultima idea». Nessuno dei sette dipendenti starà a casa, tutti ricollocati o pensionabili. «Sta di fatto che le strutture piccole, di ogni ambito, fanno fatica nella gestione, per carico burocratico-amministrativo, per costi gestionali e per carenza di risorse economiche», prosegue Sommavilla. Un sipario che si chiude, con il finale che pare intrecciarsi con quello della Tipografia “Piave” - di proprietà della Diocesi di Belluno Feltre - che, con la crisi dell’editoria, è in liquidazione. La crisi dell’editoria classica e le differenti modalità di comunicazione in ambito pastorale hanno portato a mettere il punto fermo all’attività della “Piave”, lunga più di un secolo e mezzo.