Regole nel mirino della Corte d'Appello: «Donne ancora discriminate, non va bene»

Domenica 30 Luglio 2023 di Yvonne Toscani
Regole nel mirino della Corte d'appello di Venezia

BELLUNIO - Problemi di pari opportunità tra uomini e donne in alcune delle sedici Regole del Comelico. Ben sette (San Pietro, Presenaio, Santo Stefano, Costalissoio, Dosoledo, Candide e Danta, dove in realtà sarebbero due: Tutta Danta e Mezza Danta) devono ancora adeguare gli statuti alla Costituzione, con il risultato voluto di lasciare anacronisticamente le donne fuori dalla porta delle rispettive sedi. A questo contesto, fermatosi a prima dell’entrata in vigore della Costituzione italiana, si aggiunge la sentenza dei giorni scorsi della Corte d’Appello di Venezia, che ha condannato la Regola di Casamazzagno perché il suo statuto è, in un punto, contrario alla sentenza della Corte di Cassazione del 2015 e al Codice civile. Per i giudici alcuni principi sono “valevoli per tutte le Regole montane venete”. Tra essi di fondamentale importanza quello che prevede che “le innovazioni statutarie devono tenere conto dell’evoluzione dei modelli familiari e sociali e devono rispettare il principio costituzionale di uguaglianza tra il genere femminile e maschile”. Concretamente, se una regoliera sposa un “foresto” perde lo status. Cosa che non accade se è il regoliere a convolare a nozze con una “foresta”.

La sentenza è, però, chiara.

 
LE REAZIONI
«Sarà l’assemblea sovrana a decidere in merito – anticipa il presidente della Regola di Casamazzagno, Gustavo Martini Barzolai –. Dopo la sentenza del 2015 abbiamo ottemperato a tutto quanto ci era stato indicato e chiesto. Abbiamo inviato la bozza dello statuto rivisto a tutti i regolieri ed abbiamo atteso le loro modifiche e controdeduzioni, fino all’approvazione da parte dell’assemblea generale. Abbiamo aperto alle donne, che hanno gli stessi diritti, dal rifabbrico ad altro, e fanno parte dell’elenco dei regolieri. Spesso sono state invitate ad assumere un ruolo anche all’interno della Regola, ma hanno sempre declinato l’invito. La questione riguarda il cognome del marito». A Casamazzagno si vuole evitare ciò che sta accadendo nella vicina Padola, dove alcune regoliere presentano delega al coniuge “foresto” di partecipare, per esempio, alle assemblee. «In questo modo – continua il caporegola – si perde lo spirito dei nostri enti e vengono meno i principi dei nostri statuti. Non è una questione di discriminazione». Era già in programma la convocazione di un’assemblea generale, costituita da un centinaio di regolieri, con altri punti all’ordine del giorno. «Farò una relazione sulla vicenda, il cui giudizio di primo grado aveva respinto il ricorso – anticipa Gustavo Martini Barzolai –. Nel frattempo incontrerò i colleghi della commissione amministrativa e l’avvocato. Se l’assemblea sarà favorevole, verrà accolta la modifica e, se la legge italiana prevede questo, dobbiamo anche accettare». 


IL PRECEDENTE
Per trovare le prime aperture alle donne in Comelico bisogna risalire a tre lustri fa, a Campolongo, dove ci furono anche due candidate alle elezioni, Tiziana Marta e Alfia Pomarè, poi risultate entrambe elette e dove, successivamente, nel 2013, i regolieri dello stesso paese portarono alla vicepresidenza Anna De Zolt. Molti passi in avanti sono stati compiuti, fino all’elezione della prima presidente a Valle, Manuela Pradetto Bonvecchio, ma il percorso di rinnovamento non è completamente concluso. Altrove, nel variegato mondo regoliero comeliano, costituito da ben sedici realtà, si attende ancora l’epocale sfida in grado di stare al passo con i tempi, nella consapevolezza che soltanto aprendo la partecipazione si potrà garantire la sopravvivenza di questi enti, altrimenti destinati ad un declino, come confermano le non sempre affollate assemblee, il poco interesse che ruota attorno alle riunioni o le elezioni, sia nell’ambito dell’elettorato attivo che passivo. 

Ultimo aggiornamento: 17:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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