Sanità allo sbando a Belluno: in 5mila in piazza per protestare contro i tagli

Domenica 29 Ottobre 2023 di Giovanni Santin
Un mare di bandiere in piazza a Belluno contro i tagli alla sanità

BELLUNO - Comincia con il sole, le magliette a mezze maniche e i piumini nello zainetto; finisce con un’aria un po’ più fresca, le giacche abbottonate e i baveri alzati la manifestazione regionale per la difesa della sanità pubblica. Un serpentone che dopo l’assembramento nel piazzale della stazione, è partito alle 15 per arrivare un’ora dopo in piazza Duomo e qui sostare sino alle 17,30. «Siamo in 5mila», dirà Maria Elena Martinez una volta salita sul palco allestito fra la prefettura e l’auditorium. Maria Elena è un medico anestesista che lavora all’Istituto oncologico veneto (Iov) di Padova e che ieri, dopo aver fatto il proprio turno di notte, è salita sino a Belluno per non mancare all’appuntamento in cui si difendeva la sanità pubblica. È stata lei che in testa al corteo, sul mezzo che apriva il serpentone, ha scandito uno dopo l’altro tutti gli slogan che poi i partecipanti hanno ripetuto: «La salute non è un lusso, ma un diritto indiscusso. La salute non si vende, la salute si difende». 


I SINDACI
In corteo tanti amministratori locali, tanti sindaci, tutti di centro-sinistra, i rappresentanti delle tante, tantissime sigle ed associazioni che hanno aderito alla manifestazione. Tanti gli uomini e le donne “sandwich”. C’è chi sceglie di puntare genericamente sui diritti (“No alla sanità privata, la sanità è di Stato”) e chi sfila ricordando la situazione bellunese: “Con scadenti servizi la montagna si spopola” denuncia l’Auser di Pieve di Cadore. Oppure un perentorio “Ridateci il reparto di psichiatria. Il benessere mentale è un diritto universale”. Un manifestante tiene alto un pannello con la fotografia di Tina Anselmi, protagonista della riforma del servizio sanitario datata 1978: «A chi le chiedeva fino a quando avremmo avuto questo servizio, la Anselmi rispondeva: fino a quando qualcuno lo difenderà.

E noi siamo qui proprio per questo motivo». 


IN STRADA
Lungo il percorso che porta in piazza Duomo, il corteo si ferma più volte, il microfono viene affidato ai rappresentanti dei tanti comitati e delle associazioni presenti per brevi interventi. Il primo è di Andrea Berta (Venice climat camp) che reclama soldi per la sanità pubblica e non per la guerra, non per gli F35, non per le Olimpiadi. Lo slogan contro le spese militari recita: “Zero soldi agli arsenali, tutti i soldi agli ospedali. Non vogliamo carri armati, ma più cure ai malati”. Il microfono si apre anche per un rappresentate di Emergency: «I diritti sono di tutti, oppure sono privilegi. E se i privati vogliono occuparsi di sanità, lo facciano con i loro soldi». Quello di ieri era un appuntamento regionale – il terzo della serie - e in corteo hanno sfilato gli striscioni che fanno riferimento a comitati e movimenti provenienti da tutto il territorio veneto. C’è il deputato Alessandro Zan (Pd); ci sono i consiglieri regionali Elena Ostanel (Veneto che Vogliamo), Arturo Lorenzoni (speaker di minoranza), Cristina Guarda (Verdi). E Andrea Zanoni (Pd) che dice: «Le numerosissime presenze di oggi rappresentano un evidente segnale che nella popolazione c’è una fortissima preoccupazione per il futuro della sanità veneta. Siamo qui per evitare che un giorno in ospedale anziché chiederti la tessera sanitaria, possano chiederti la carta di credito». Fra i promotori ed i motori dell’iniziativa che ieri ha portato in piazza migliaia di persone, c’è la rete Giù le mani dalla sanità bellunese. Un movimento nato a Feltre per protestare contro la chiusura del reparto di psichiatria e che poi ha via via inglobato altri movimenti. E Mariapina Rizzo precisa: «Non basta dire genericamente che le cose non vanno bene. Tutto questo ha un nome e un cognome, e cioè Luca Zaia, e con esso la Lega. Il declino della sanità è un fenomeno nazionale, è vero, ma prima che la Lega arrivasse al governo le cose in Veneto erano molto diverse ed eravamo un’eccellenza». 

Ultimo aggiornamento: 20:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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