Longarone. Giornalismo d'inchiesta: "Schiavitù moderna" vince il premio Tina Merlin

Domenica 17 Dicembre 2023 di Federica Fant
Premio Tina Merlin

LONGARONE - Oltre 74 le inchieste giunte alla prima edizione del concorso Fnsi (Federazione nazionale della stampa italiana) Tina Merlin per il giornalismo d’inchiesta territoriale”: ieri in municipio a Longarone la consegna dei premi ai vincitori. Sono state valorizzate le nuove forme d’inchiesta 4.0, dai podcast ai servizi audio visivi più articolati. I podcast sono trasmissioni radio diffuse in internet, scaricabili e archiviabili in un lettore Mp3 o sullo smartphone. In questo caso hanno mostrato, 60 anni dopo il Vajont, quanto il giornalismo investigativo sia necessario per leggere la realtà. 

I vincitori

Ha vinto l’inchiesta transnazionale di IrpiMedia, che riguarda la ‘schiavitù moderna’ riferita ai raccoglitori di kiwi dell’Agro Pontino. Un servizio di Stefania Prandi, 44 anni, freelance, firmato con le colleghe Francesca Cicculli, 29 anni, Charlotte Aagaard e Kusum Arora. Un’inchiesta durata un anno svolta tra Lazio, Danimarca e India. Il premio “giovani” è spettato a Sofia Centioni, praticante della Scuola di giornalismo di Bologna, con un’inchiesta podcast intitolata ‘Ristoranti da incubo, il dietro le quinte della City of food’. Spazio anche al giornalismo bellunese, in apertura infatti il sindaco di Longarone, Roberto Padrin, ha omaggiato con un riconoscimento Renato Bona, Sostene Schena e il papà Adriano. «Nell’anno delle commemorazioni dei 60 anni da quel 9 ottobre 1963 non era possibile non dedicare un riconoscimento ad un giornalista bellunese: Sostene – ha detto il sindaco– fu il primo giornalista ad arrivare a Longarone dopo la tragedia». Un altro riconoscimento è stato consegnato a Giuseppe D’Alia. Al fianco del sindaco c’erano la segretaria generale della Federazione nazionale della stampa italiana, Alessandra Costante e la vicesindaca di Borgo Valbelluna, comune in cui sorge Trichiana, paese natale di Tina Merlin, Monica Frapporti e Monica Andolfatto del sindacato del giornalisti. Fra gli interventi, quelli di Adriana Lotto, presidente dell’associazione culturale Tina Merlin, che con il Comune di Borgo Valbelluna e la Fondazione Vajont ha collaborato all’evento patrocinato dalla Regione Veneto. 

Suggestivo il video presentato e interpretato da Anna Olivier in cui la voce narrante era quella simulata di Tina Merlin. Cosa avrebbe detto oggi del giornalismo? Probabilmente non è cambiato più di tanto – questa la sintesi del messaggio - nel mestiere del cronista d’inchiesta, che deve avere coraggio, competenza e passione. A contendersi il prestigioso riconoscimento voluto per valorizzare, assieme a una delle figure più significative del giornalismo italiano, anche il lavoro di informazione che dà voce e rappresentanza alle istanze e alle denunce locali, erano cinque i finalisti. Oltre a chi ha vinto, erano presenti: Laura Fasani, 30 anni, cronista del Giornale di Brescia, che con Nuri Fatolahzadeh, 38 anni, firmano un podcast dal titolo “Caffaro, l’ultima barriera. I veleni nel cuore della città”, una produzione IrpiMedia in collaborazione con il Giornale di Brescia. Anche Marco Grasso, 41 anni, de Il Fatto Quotidiano ha optato per il podcast nell’approfondire ‘La strage del Ponte Morandi’.

Il format del video invece caratterizza l’indagine sui danni alla salute da long Covid, per chi non è ancora uscito dalla pandemia, di Andrea Lattanzi, 36 anni, pubblicata sui siti web di Repubblica e La Stampa.

Ultimo aggiornamento: 18 Dicembre, 09:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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