CORTINA D’AMPEZZO - Il “Rosso volante” non avrà il suo memoriale. Con il blocco del progetto di costruzione dello “sliding centre” per i Giochi olimpici invernali Milano Cortina 2026, si fermano anche tutte le opere che avrebbero dovuto completare l’impianto sportivo nella conca ampezzana. Al grande campione Eugenio Monti sarebbe stata intitolata la pista, da utilizzare per le discese di bob, skeleton e slittino, oltre al museo, un luogo in cui esporre cimeli e memorie dell’uomo che segnò la storia mondiale di questo sport, negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Anche se il sindaco di Cortina, Gianluca Lorenzi, non si rassegna alla cancellazione di tutti i progetti: «Resta fondamentale, alla luce della decisione presa, che comunque vada ultimata la ricomposizione ambientale della zona di Ronco e il completamento del percorso culturale, che lasci indelebile una storia che ha visto Cortina e i suoi atleti protagonisti».
IL PERSONAGGIO
Monti iniziò a gareggiare con gli sci, sino a confrontarsi alla pari, e battere, i più grandi discesisti dell’epoca.
LA VISITA DEL MINISTRO
Sarà Andrea Abodi, ministro dello Sport, atteso a Cortina domani, a spiegare perché si è arenato il progetto esecutivo, che prevedeva la costruzione del tracciato della pista e opere connesse; impianto di refrigerazione, edifici a servizio dell’utenza e del funzionamento dell’infrastruttura sportiva; tracciati stradali, parcheggi e opere connesse, percorsi pedonali, aree di sosta, sistemazioni paesaggistiche e ambientali. Il memoriale diffuso dello sport avrebbe dovuto unire simbolicamente le settime Olimpiadi invernali Cortina 1956 con quelle di Milano Cortina 2026. Di quel grande progetto è stato realizzato solamente il primo stralcio: la demolizione controllata e differenziata della vecchia pista. A giugno sono scomparse la partenza, le spettacolari curve Verzi, Sento, Belvedere, Bandion e Cristallo, i tratti tecnici e complessi dei Labirinti, i rettifili, i sottopassi.
CIÒ CHE RESTERÀ
In accordo con la Soprintendenza, per mantenere una memoria storica di quell’impianto, è stata conservata la grande curva Antelao, la prima delle due che componevano la Esse, sotto le tribune, uno dei tratti più impegnativi del budello ghiacciato. C’è ancora la curva d’arrivo, fra i campi di tennis di Sopiazes, ma non ha un grande valore: fu interamente rifatta una trentina di anni fa, per adeguarla alle velocità dei bob, aumentate nel tempo. Tutto il resto del tracciato è scomparso, anche i muri a secco, di massi, eretti cent’anni fa, quando le curve si realizzavano buttando palate di neve, bagnata d’acqua, che si induriva con il gelo della notte. A raccontare queste storie potranno essere i cartelli, che l’amministrazione comunale intende esporre.