Melanomi, a Belluno più casi della media veneta. Gli esperti: «Dobbiamo proteggerci»

Mercoledì 22 Giugno 2022 di Federica Fant
Nel Bellunese stanno aumentando i casi di melanoma

BELLUNO - Sono un centinaio i casi all'anno di melanomi nel Bellunese: dal 1990 al 2018 l'incidenza di questo tumore della pelle è salita in modo esponenziale. In questo contesto si inserisce la campagna di prevenzione dell'azienda sanitaria "Montagna si, melanoma no", che mira alla sensibilizzazione per un'esposizione consapevole al sole anche in montagna. Ieri mattina, 21 giugno, ne hanno parlato all'ospedale San Martino, Alessandra Buja, ordinaria di Igiene all'Università di Padova e il professor Carlo Riccardo Rossi, dell'Istituto oncologico veneto: un punto di riferimento per lo studio del melanoma soprattutto in un'ottica di prevenzione. La professoressa Buja ha sottolineato come il dato veneto che trova l'aumento dei melanomi al 3% rispetta la media che si trova in Europa centrale e dell'est, leggermente più alta negli uomini rispetto alle donne. Tuttavia, analizzando dati del 1990 a quelli del 2018 la provincia di Belluno attesta un aumento del 5,8% negli uomini e del 4,1 nelle donne.

Ancor più significativi sono i numeri se si considerano e persone al di sotto dei 50 anni: in cui si evince che il melanoma colpisce il 7% degli uomini e il 7,7% delle donne. Se negli anni '90 in Veneto il trend del melanoma si posizionava al 15esimo posto, al oggi (stando ad analisi del 2018) il melanoma sale alla sesta posizione, nel Bellunese ricopriva la 18° posizione nel 1990, nel 2018 è salita alla settima. E in particolare nell'uomo ricopre il quinto posto, mentre nella donna il sesto. Parla chiaro anche il tasso di incidenza secondo cui, nel 1990 era standardizzato al 6,3, mentre nel 2018 l'incidenza aumenta di sei volte arrivando al 40,6 ogni 100 mila abitanti. «Addirittura nel 2017 il tasso era pari a 56,6% casi su 100 mila abitanti. Questo tasso standardizzato così elevato negli uomini risulta essere il più alto tra quelli stimati in tutte le regioni italiane. Ed è comparabile solo a quello dei paesi a più alta incidenza di melanoma come l'Australia». Il tasso per le donne, invece, è passato da 13,8% nuovi casi per 100 mila abitanti del 1990 al 27,5% nel 2018. «È il tasso di incidenza più alto stimato in Italia - fa sapere la professoressa Buja -. La nota positiva è che, se scoperto in modo precoce lo si può combattere». I tassi di mortalità, nel 2020, sfavoriscono i maschi. I tumori scoperti al primo stadio (quelli meno gravi) raggiungono la soglia del 62%, mentre rimangono al 18% quelli scoperti nel 3° o 4° stadio (già troppo tardi. Di prevenzione ha parlato il professor Carlo Riccardo Rossi che ha anche spiegato come i melanociti, quando sono in contatto con troppe radiazioni solari impazziscono e nascono questi tumori alla pelle, dalla forma di nei o macchioline. «L'età maggiormente a rischio è quella compresa fra 25 e 50 anni - ha detto il prof Rossi -. Il principale fattore di rischio per il melanoma cutaneo è l'esposizione ai raggi solari: la luce ultravioletta, che arriva fino a noi sotto forma di raggi Uva e Uvb, può danneggiare il Dna delle cellule della pelle e innescare la trasformazione tumorale. Anche le lampade e i lettini solari sono sorgenti di raggi ultravioletti e devono, quindi, essere utilizzati con estrema attenzione». Che fare dunque? «Ridurre l'esposizione ai raggi solari nelle ore più calde della giornata (dalle 11 alle 16). Durante l'esposizione utilizzare abiti appropriati e copricapo. Applicare creme solari adeguate al proprio tipo di pelle con Spf non inferiore a 30. La crema deve essere spalmata almeno 20 minuti prima dell'esposizione solare e l'applicazione va ripetuta ogni 2 ore. Evitare l'uso delle lampade abbronzanti».

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