LAMON - I lavori di ristrutturazione all’ospedale di Lamon ha fatto ipotizzare ai vertici dell’Usl 1 Dolomiti l’opportunità di trasferire temporaneamente i pazienti al Santa Maria del Prato di Feltre. «Non c’è ancora nulla di certo - afferma la direttrice dell’Azienda sanitaria Maria Grazia Carraro - è tutto in via di definizione». Ma la popolazione dell’altopiano, temendo la “perdita” del servizio e dei suoi utenti, alza gli scudi affiggendo un po’ ovunque manifesti con la scritta “Lamon = riabilitazione”. Lo stesso sindaco Loris Maccagnan si è fatto fotografare con uno striscione che recita “Lamon è la riabilitazione”.
LA STRUTTURA
L’unità operativa di via Campigotto si prende carico di persone di ogni età, affette da disabilità, transitorie o permanenti, dovute a diverse cause e le aiutano a recuperare le funzioni compromesse e a raggiungere il massimo livello di autonomia possibile. Gli interventi di recupero e rieducazione funzionale realizzati in struttura, guidata dal dottor Massimo Ballotta, avvengono in regime di ricovero e ambulatoriale. Sono migliaia le persone che questi reparti hanno accolto negli anni offrendo a Lamon una presenza prestigiosa dal punto di vista sanitario ma importante anche per la vitalità sociale e commerciale del paese. È indubbio, infatti, che bar, ristoranti e negozi lavorino parecchio grazie a quanti gravitano attorno all’ospedale. E anche solo una lontana ipotesi di perdere tutto ciò ha diffuso in paese una gran preoccupazione.
IL RICORDO
Tante le prese di posizione manifestatesi da quando la notizia di un possibile trasferimento si è diffusa. Alessandro Mastel, ad esempio, ricorda l’impegno di quel Giuseppe Campigotto detto “Balin”, a cui è dedicata la via dell’ospedale, per dar vita alla struttura: «Alla luce dell’uragano del 1906 e del crollo seguente della costruenda Casa Charitas, egli scomodò Papa Pio X che erogò mille lire ma bussò alla porta anche della famiglia Savoia e del ministero dell’Interno che, a loro volta, diedero dei contributi che ne permisero la ricostruzione e l’inaugurazione nel 1914». I lamonesi di allora ci credettero, così come accadde a metà degli anni Novanta quando l’edificio, dopo la chiusura di vari reparti, era abbandonato a sé stesso. «Ma la visione lungimirante di politici locali e non, uniti al personale medico e infermieristico di allora - sottolinea Mastel - puntò alla ricerca di una specialità che desse un futuro alla struttura. Venne trovata nella riabilitazione che diventò una grande risorsa per tutto il Veneto. Rispettiamo quindi la memoria e l’impegno dei lamonesi che ci hanno sempre creduto».