Pino Lo Porto, estradato negli Stati Uniti e morto in cella: le sue ceneri presto a Pieve di Cadore. «Adesso giustizia è fatta»

Ieri la sentenza del tribunale di Roma che stabilisce anche tutta una serie di risarcimenti a favore degli eredi

Sabato 23 Marzo 2024
Pino Lo Porto, estradato negli Stati Uniti e morto in cella: le sue ceneri presto a Pieve di Cadore. «Adesso giustizia è fatta»

PIEVE DI CADORE - Le ceneri di Giuseppe Lo Porto saranno sepolte a Pieve di Cadore, il suo paese del cuore, non appena l’avvocato Luciano Faraon, difensore ed amico del defunto, sarà nelle condizioni di organizzare un degno funerale. A rallentare i tempi delle esequie l'aggravarsi la patologia di cui il legale soffre che l'ha costretto ad un lungo ricovero in cardiologia a Mestre. Giuseppe Lo Porto è morto in carcere negli Usa lo scorso 4 novembre, il 5 febbraio le sue ceneri sono arrivate a Milano Malpensa.

Classe 1933 fin da quando è stato arrestato aveva diversi problemi di salute, «ha lottato con la tempra di un leone, ha combattuto sempre, ma non ce l’ha fatta a ritornare in Italia da vivo», ricorda il legale. 


IL PRECEDENTE

Lo Porto aveva quasi 79 anni quando venne arrestato nel maggio del 2012 per una complessa vicenda giudiziaria: su di lui pendeva una richiesta di estradizione dello stato dell’Alabama con l'accusa di molestie sessuali nei confronti della figliastra per le quali si è sempre professato innocente. «L’unico torto di Pino - sottolinea l’avvocato - è quello di aver scritto il libro “L’altra faccia dell’America”. Non aveva commesso alcun reato: aveva solo il torto di aver lavorato per l’esercito e conoscere tante cose». Sulle modalità dell'estradizione, inutile è stata la denuncia da parte di Nadia Bellini, nipote di Lo Porto, per quanto avvenuto, il tribunale di Roma ha rilevato la responsabilità dello Stato, con sentenza pubblicata ieri che prevede anche tutta una serie di risarcimenti per gli eredi. L'avvocato Luciano Faraon che era depositario del testamento olografo redatto in carcere, ha provveduto a costituirsi prima che fosse dichiarata l’interruzione dei processo sia per le nipoti di Giuseppe Lo Porto Nadia e Grazia Bellini ed il Centro Beata Maria Bolognesi Onlus di Rovigo verso cui Lo Porto era molto devoto. 

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IL SODALIZIO

La stessa Associazione nel comunicare il decesso ribadiva che egli «è stato vittima della corruzione e della mala giustizia usata sia dall’Italia che dagli Usa che hanno usato false accuse per silenziare la voce di un uomo la cui colpa è di avere scritto un libro verità». L’Olanda, grazie all'azione dell'Associazione internazionale vittime errori giudiziari, aveva rigettato la richiesta di estradizione degli Usa perché evidentemente infondata, in Italia invece si è consentito che Giuseppe Lo Porto fosse rapito, sequestrato e portato nelle carceri dell’Alabama dove dopo oltre 11 anni è morto. Ora non resta che portare a Pieve di Cadore le ceneri.

Ultimo aggiornamento: 08:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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