Famiglia travolta in Cadore, la perizia smentisce Angelika: «Nessun guasto all'auto, correva troppo». I parenti: «Ora pene severe»

Martedì 26 Settembre 2023 di Redazione web
Famiglia travolta in Cadore, esclusi guasti all'auto dell'investitrice. L'appello dei parenti alle istituzioni: «Ora pene severe»

SANTO STEFANO DI CADORE (BELLUNO) - Non aveva nessun guasto l'auto di Angelika Hutter, la tedesca di 33 anni, che lo scorso 6 luglio a Santo Stefano di Cadore ha travolto e ucciso una famiglia veneziana in vacanza spezzando tre vite: il piccolo Mattia Antonello, il papà Marco e la nonna materna Maria Grazia Zuin. È I'esito della perizia, accolta con favore dai familiari delle vittime della strage, che tuttavia adesso invocano condanne severe, contestualmente agli omicidi stradali.

La perizia

L’ingegner Andrea Calzavara, consulente tecnico incaricato dal Sostituto Procuratore, Simone Marcon, ha infatti escluso in via assoluta la circostanza, che l’indagata aveva addotto dal carcere della Giudecca dove si trova attualmente agli arresti che la sua fatale uscita di strada e invasione del marciapiede fosse dovuta a un possibile guasto tecnico della vettura, laddove invece la causa principale della tragedia e delle sue proporzioni è chiaramente legata alla velocità tenuta dalla Hutter, che andava quasi al doppio del limite vigente in quel tratto di strada, di 50 km/h.

La famiglia

«Un ringraziamento alla Procura ma anche un monito, forte, alla Giustizia affinché le pene siano adeguate - sottolineano i parenti del piccolo Mattia Antoniello, del papà Marco e della nonna materna Maria Grazia Zuin sulle conclusioni della consulenza tecnica cinematica sull'Audi A3 della 33enne di nazionalità tedesca.

Elena Potente, che in un solo colpo ha perso il figlioletto, il compagno e la mamma, e Rocco Antoniello, fratello di Marco - hanno poi lanciato un forte ed accorato appello alle istituzioni, non solo per le loro famiglie ma anche per tutte quelle, purtroppo tantissime, che hanno subìto tragedie analoghe. «Anche nei sinistri stradali ci vorrebbero certezza della pena e, soprattutto, pene più severe.

Non è tollerabile che la nostra giustizia oggi interpreti gli omicidi stradali come reati da punire “così poco”, lasciando i congiunti delle vittime con quel senso d’ingiustizia che nessun risarcimento assicurativo potrà mai compensare. Migliaia di famiglie piangono ogni anno in Italia un proprio caro - aggiungono - per l'attimo “sbagliato” di qualcuno, per una disattenzione, per la bravata di un momento, e i veri condannati sono i familiari delle vittime, che ogni giorno vivono con un vuoto incolmabile, e non chi, alla fine, prende il più delle volte una pena sospesa con condizionale».

«Abbiamo già preso contatti con la compagnia assicurativa del veicolo per chiudere il prima possibile ogni aspetto risarcitorio per i nostri assistiti - aggiunge invece Riccardo Vizzi, Area Manager Veneto di Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini. Il principale obiettivo sarà quello che vengano date loro risposte anche sul piano penale» conclude.

Ultimo aggiornamento: 21:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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