Mar Rosso, l'ammiraglio Sanfelice di Monteforte: «L'Italia è in missione di guerra, rischio elevato»

"La via d’uscita è una sola: la trattativa con l’Iran", spiega il professore di studi strategici e presidente di Mediterranean Insecurity

Venerdì 8 Marzo 2024 di Ebe Pierini
Mar Rosso, l'ammiraglio Sanfelice di Monteforte: «L'Italia è in missione di guerra, rischio elevato»

Le acque del Mar Rosso continuano ad essere “caldissime”. Gli attacchi degli Houthi hanno provocato anche tre morti e non sembra vi siano spiragli di una imminente soluzione. La missione Aspides ha visto la luce e con le sue finalità difensive dovrebbe garantire una maggiore sicurezza alle navi in transito. Lo scenario comunque non è dei più semplice. L’ammiraglio Ferdinando Sanfelice di Monteforte, professore di studi strategici e presidente di Mediterranean Insecurity, analizza la situazione attuale ed i possibili scenari futuri.

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È partita la missione Aspides che vede impiegate 4 fregate di Italia, Francia, Germania, Grecia. Basterà questo dispositivo a fronteggiare gli attacchi degli Houthi?

Si tratta di un contingente iniziale che potrebbe essere incrementato se la situazione dovesse aggravarsi.

L’Europa è composta da 27 Paesi e per ora solo alcuni hanno aderito alla missione. Se la crisi dovesse acutizzarsi, per il trattato di Lisbona, anche gli altri Paesi dovranno collaborare e penso, innanzitutto, alla Spagna. Anche i 4 Paesi che già hanno mandato le navi nel Mar Rosso potrebbero essere costretti a mandarne altre se la situazione evolve negativamente.

Quanto a lungo saremo impegnati nel Mar Rosso?

Questo tipo di missioni durano anni. Basti pensare che una analoga missione nello stretto di Hormuz è giunta al suo terzo anno. Durerà finchè l’Iran non si siederà al tavolo delle trattative.

Lo scorso 5 marzo è stato abbattuto un missile che si stava dirigendo verso Nave Caio Duilio. Nei giorni scorsi gli Houthi hanno colpito una portacontainer battente bandiera liberiana ed è di ieri la notizia di un attacco missilistico che ha colpito la True Confidence di un armatore greco causando la morte di 3 marinai ed il ferimento di altri. Quali sono i rischi reali che corre il nostro personale?

È una missione di guerra e quindi ci sono tutti i rischi di una situazione di questo genere. Non è una missione di pace. Nasce per assicurare la protezione di navi mercantili in transito nel Mar Rosso. Il rischio è elevato. Certo le navi da guerra riescono a resistere all’attacco di uno o due droni ma comunque non si possono escludere conseguenze più gravi come abbiamo visto è già accaduto con la morte ed il ferimento di alcuni uomini.

Le esportazioni contribuiscono per il 40% al nostro PIL ed il 40% delle stesse passano da Suez. Quanto inciderà questa situazione alla lunga sulla nostra economia?

Potrebbe incidere anche molto perché la nostra economia dipende molto dal commercio marittimo. Probabilmente avremo la capacità di compensare con i porti del Tirreno in quanto le navi che circumnavigano l’Africa poi entrano nel Mediterraneo. Di sicuro però con la rotta del Capo i porti del Nord Europa come Rotterdam nei Paesi Bassi, i porti francesi sulla costa atlantica, Ostenda in Belgio e Amburgo in Germania diventano competitivi.

Il blocco di Facebook ed Instagram del 5 marzo secondo alcuni sarebbe connesso al danneggiamento di cavi sottomarini nel Mar Rosso. Gli Houthi punteranno a questi obbiettivi? Dato che nel Mar Rosso transita una gran fetta del traffico internet internazionale quali possono essere le conseguenze a livello mondiale e per il nostro Paese?

I cavi che ci collegano all’Asia sono importanti per i rapporti commerciali ma anche per gli aspetti finanziari. Se si interrompono questi collegamenti ci sarebbe un sovraccarico degli altri e questo causerebbe non poche difficoltà. Le transazioni commerciali e finanziarie diverrebbero di sicuro molto più difficili.

In che modo gli Houthi possono riuscire a danneggiare seriamente i cavi sottomarini?

O si attaccano i terminali che passano per lo Yemen o con un’imbarcazione e un rampino raschiano il fondo, sollevano il cavo e lo tagliano. Non dimentichiamo che all’inizio della seconda guerra mondiale anche noi abbiamo tagliato i cavi che collegavano Gibilterra con Malta. Non è poi così difficile.

Gli Usa hanno ritirato altre due portaelicotteri dal Mediterraneo. Questo cosa comporta?

Noi dobbiamo imparare a pensare alla nostra sicurezza. La 6^ Flotta è composta da navi che vengono assegnate ogni volta a seconda delle situazioni in corso. Ognuno deve togliere le proprie castagne dal fuoco. Siamo grandi e grossi e dobbiamo pensare a noi stessi autonomamente.

Quale pensa possa essere una soluzione, una via d'uscita a questa crisi?

La via d’uscita è una sola: la trattativa con l’Iran. Occorre spingerlo a sedersi al tavolo delle trattative. E per fare questo si possono usare forme di guerra ibrida come la guerra cibernetica e la propaganda nei confronti delle donne per esempio. In passato sono state già danneggiate tramite un attacco informatico le centrifughe dedicata all’arricchimento dell’uranio in Iran. Potrebbe essere però un percorso che durerà anni.

Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 09:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA