Parlare di pace a Gaza è difficile perché in molti fanno coincidere questa parola con la distruzione del nemico

Mercoledì 14 Febbraio 2024

Caro Direttore,
a proposito di Gaza appare sempre più evidente, a distanza di tempo, che la causa scatenante della guerra e degli attuali massacri sta nell'eccidio del 7 ottobre con il rapimento e carneficina indicibili di donne, bambini e uomini ignari ed inermi. Un colpo non solo al cuore, ma una ferita lacerante ai sentimenti più vitali del nostro vivere. Se è vero che ogni vita umana ha pari dignità, non altrettanto si può dire delle azioni umane. Il fallo di reazione, da parte di Israele, può essere spropositato e discutibile, non conveniente ad una nazione democratica. Come lo furono, forse, i bombardamenti alleati contro il nazismo nella II guerra mondiale. Tuttavia c'è da domandarsi a difesa degli stessi palestinesi e di una pace autentica, perché all'interno di Gaza nessuno si è apertamente dichiarato a favore della liberazione degli ostaggi, non esclusa, se si vuole, la condanna d'Israele? Sono tutti proni ad Hamas, anche le minuscole comunità palestinesi non allineate al potere? Inoltre perchè questo particolare è stato ignorato da tutte le manifestazioni mondiali che avrebbero potuto creare qualcosa di buono?

Luigi Floriani


Caro lettore,
anche se molti fingono di dimenticarsene, non bisogna mai scordarsi che Israele è una democrazia dove c'è libertà di pensiero e dove, anche in un momento difficile come questo, chi non condivide la politica del governo Netanhyau può scendere in piazza e manifestare.

Tutto ciò negli altri territori e paesi dell'area mediorentale, dove i concetti di democrazia e di libertà sono piuttosto vaghi e ancor meno praticati, è assai difficile che accada. Già questo basta a spiegare perchè a Gaza nessuna voce si sia levata nè contro il massacro del 7 ottobre nè a favore della liberazione degli ostaggi israeliani. Ma c'è un altro dato da considerare: la brutalità dello scontro in atto ha annichilito la ragione. In questo conflitto mediorientale tutto appare ed è esasperato ed irrazionale. Lo è la reazione di quella parte dell'opinione pubblica mondiale che sembra non essersi accorta di ciò che è accaduto, di orribile ed inimmaginabile, il 7 ottobre e che oggi dai palchi e dalle piazze alza la proprio voce "solo" contro il genocidio in corso a Gaza, indifferente o quasi verso la carneficina compiuta da Hamas e verso la sorte degli ostaggi israeliani ancora nelle mani dei terroristi. Ma lo è anche la ferocia apparentemente senza fine del contrattacco deciso da Netanhyau e la sua irremovibile volontà di spostare sempre più in alto e in avanti il livello dello scontro militare e politico, del tutto ignaro degli appelli alla "moderazione" e alla "ragione" che giungono anche da paesi amici come gli Usa. In questo clima è davvero difficile parlare di pace. Anche perchè in molti, sia nel fronte israeliano sia soprattutto in quello arabo-palestinese, la pace non la vogliono. O la fanno coincidere con la distruzione dell'avversario.

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