Caro Direttore
Mi chiedo se gli italiani si rendano conto della gravità delle continue intemerate di Beppe Grillo contro giornali e giornalisti. È evidente che il fondatore del Movimento 5 Stelle mal sopporta l'informazione, specie quando mette sotto i riflettori difficoltà e sbandamenti del nuovo ceto politico pentastellato. C'è da essere preoccupati di fronte all'eventualità di consegnare il Paese a tali campioni del pluralismo delle idee. A Grillo, ma anche ad altri leader nostrani, va ricordato che la libertà di stampa è uno dei primi diritti rivendicati e garantiti dalla cultura illuministica e liberale. La sua giustificazione si basa sull'idea che l'uomo libero e razionale, di fronte a posizioni diverse, sia in grado di giudicare autonomamente il vero ed il bene, senza alcun filtro o limitazione imposti dall'Autorità politica o religiosa.
Umberto Baldo
Caro lettore,
a me pare che Beppe Grillo sia infastidito non solo o non tanto dalla libertà d'informazione, ma dalla libertà in senso lato. Dentro e fuori il suo movimento concepisce un solo punto di vista: il suo. Chi non si adegua o ha l'ardire di criticarlo viene espulso o coperto d'insulti. Il comico genovese non si pone nei confronti della società italiana, che pure ambirebbe cambiare, e neppure nei confronti del suo movimento, semplicemente come un leader o un capo politico, bensì come un profeta. È il depositario della verità e delle regole del gioco e come tale non può essere contestato. Nessuno ha il diritto di farlo. Il contraddittorio e il confronto di idee con lui non è previsto: il suo ruolo di comandante supremo non lo prevede, non c'è alcuno che, almeno pubblicamente, sia legittimato a farlo.
Per questo non ha partecipato e non parteciperà mai a un dibattito o confronto televisivo: lui pensa, e sopratutto vuole che i suoi adepti pensino, che non c'è nessuno degno e in grado di dialogare e discutere con lui. Grillo arringa le folle e distilla certezze attraverso un sapiente uso di Internet. Decide se esserci o se sparire, come profeta non deve rispondere di niente e a nessuno. Bisogna riconoscere che nella costruzione del mito Grillo l'ex comico e il suo mentore Casaleggio sono stati abilissimi. Sulle macerie e della crisi della società italiana hanno creato un'efficacissima macchina del consenso. Governare un Paese o una città e però una cosa molto diversa. Le profezie e gli insulti non bastano. Roma, ma non solo, è lì a dimostrarlo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Mi chiedo se gli italiani si rendano conto della gravità delle continue intemerate di Beppe Grillo contro giornali e giornalisti. È evidente che il fondatore del Movimento 5 Stelle mal sopporta l'informazione, specie quando mette sotto i riflettori difficoltà e sbandamenti del nuovo ceto politico pentastellato. C'è da essere preoccupati di fronte all'eventualità di consegnare il Paese a tali campioni del pluralismo delle idee. A Grillo, ma anche ad altri leader nostrani, va ricordato che la libertà di stampa è uno dei primi diritti rivendicati e garantiti dalla cultura illuministica e liberale. La sua giustificazione si basa sull'idea che l'uomo libero e razionale, di fronte a posizioni diverse, sia in grado di giudicare autonomamente il vero ed il bene, senza alcun filtro o limitazione imposti dall'Autorità politica o religiosa.
Umberto Baldo
Caro lettore,
a me pare che Beppe Grillo sia infastidito non solo o non tanto dalla libertà d'informazione, ma dalla libertà in senso lato. Dentro e fuori il suo movimento concepisce un solo punto di vista: il suo. Chi non si adegua o ha l'ardire di criticarlo viene espulso o coperto d'insulti. Il comico genovese non si pone nei confronti della società italiana, che pure ambirebbe cambiare, e neppure nei confronti del suo movimento, semplicemente come un leader o un capo politico, bensì come un profeta. È il depositario della verità e delle regole del gioco e come tale non può essere contestato. Nessuno ha il diritto di farlo. Il contraddittorio e il confronto di idee con lui non è previsto: il suo ruolo di comandante supremo non lo prevede, non c'è alcuno che, almeno pubblicamente, sia legittimato a farlo.
Per questo non ha partecipato e non parteciperà mai a un dibattito o confronto televisivo: lui pensa, e sopratutto vuole che i suoi adepti pensino, che non c'è nessuno degno e in grado di dialogare e discutere con lui. Grillo arringa le folle e distilla certezze attraverso un sapiente uso di Internet. Decide se esserci o se sparire, come profeta non deve rispondere di niente e a nessuno. Bisogna riconoscere che nella costruzione del mito Grillo l'ex comico e il suo mentore Casaleggio sono stati abilissimi. Sulle macerie e della crisi della società italiana hanno creato un'efficacissima macchina del consenso. Governare un Paese o una città e però una cosa molto diversa. Le profezie e gli insulti non bastano. Roma, ma non solo, è lì a dimostrarlo.