Omicidio stradale e i dubbi del legale: la replica dell'Associazione vittime

Martedì 3 Maggio 2016
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Caro Gazzettino,

in un recente articolo “Incidenti stradali, le nuove norme ed il rischio del populismo penale” ci si chiede come mai la nuova disciplina penale sia stata così tanto invocata, e poi adottata come un bisogno primario della nostra collettività.  L’estensore dell’articolo è un avvocato, pertanto viene spontaneo chiedergli: ma lei dov’era quando nei Tribunali si calpestavano i diritti delle vittime e dei familiari, si applicava non la pena congrua ma la pena minima ed anche sospesa a fronte di una vita distrutta o di una salute danneggiata per sempre?

Condivideva che chi trasgrediva le norme cautelari del codice della strada dovesse anche essere premiato dalla giustizia? E quelle espressioni offensive che abbiamo sentito con le nostre orecchie e che pesano sul nostro cuore “Il morto è morto, diamo aiuto al vivo” a lei che effetto avrebbero fatto?  Non ritiene che il bisogno primario della nostra collettività sia il rispetto del diritto inviolabile alla vita ed alla salute? La  giustizia svolga la sua funzione di deterrenza e riconfermi il valore dell’osservanza delle norme cautelari del codice della strada. Tutti, istituzioni e utenti della strada impegniamoci a sostenere con i nostri comportamenti la civiltà e la vita. 

Nel nostro comunicato “No alla platealità sull’omicidio stradale” avevamo già chiarito che non c’era niente da festeggiare, anzi chiedevamo al Premier Renzi di lanciare l’input adeguato per mobilitare in tutti i contesti territoriali l’impegno a prevenire l’incidente stradale, “affinché non ci siano né vittime e né imputati”. Si impegni anche lei, avvocato Fabio Pinelli, per la prevenzione, per fermare la strage stradale, non si fermi al dimezzamento della strage, ma assuma l’obiettivo della “Visione Zero”.

Giuseppa Cassaniti
Presidente AIFVS
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