L'immagine di un vigile che timbrava il cartellino in mutande era diventata il simbolo di una delle più note inchieste italiane sull'assenteismo dei dipendenti comunali. Dopo otto anni e due assoluzioni in primo e in secondo grado , Alberto Muraglia è finalmente pronto a tornare al lavoro.
Il suo reintegro è stato stabilito dalla Corte d'Appello di Genova, che ha annullato il provvedimento di licenziamento disciplinare emesso in seguito all'operazione della Guardia di Finanza, denominata "Stachanov", che nel 2015 aveva portato all'esecuzione di 43 misure cautelari nei confronti di altrettanti dipendenti del Comune di Sanremo. Tra questi vi era anche, appunto, il "vigile in mutande", ai tempi responsabile dei controlli al mercato ortofrutticolo e ripreso dalle telecamere delle fiamme gialle mentre timbrava il cartellino in slip. A quanto si legge nella sentenza, oltre a dover «reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro», il Comune è stato anche condannato a corrispondere all'agente della polizia locale circa 250mila euro «a titolo di risarcimento del danno», cioè «la retribuzione globale di fatto dal giorno del licenziamento a quello dell'effettivo reintegro, dedotto quanto percepito per lo svolgimento di altre attività lavorative». Nel corso degli anni, infatti, il vigile aveva aperto un laboratorio come "tuttofare", per mantenersi in attesa di tornare a quello che da sempre era il suo principale lavoro. Nonostante l'assoluzione con formula piena sia in primo grado che in secondo, il Comune di Sanremo aveva comunque respinto la successiva richiesta di riapertura del procedimento disciplinare, confermando quindi il licenziamento di Muraglia. Assistito dagli avvocati Alessandro Meroni e Luigi Zoboli, il vigile aveva quindi presentato ricorso, ottenendo ragione da parte della sezione lavoro della Corte d'Appello di Genova.