Dietrofront dell’Ue sullo stop ai pesticidi in agricoltura. Con una cinquantina di trattori in protesta arrivati stavolta fin davanti all’ingresso della sede del Parlamento europeo di Strasburgo, dalla plenaria dell’emiciclo la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha annunciato nuove concessioni, dopo quelle promesse già la settimana scorsa, al fronte che contesta, in particolare, la stretta “green” voluta dall’Unione.
Il cambio di passo di Bruxelles per rispondere alla collera degli agricoltori è «una vittoria anche italiana», ha dichiarato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «Fin dal suo insediamento, il governo italiano sta lavorando in Europa, con grande concretezza e buon senso, per tracciare una strada diversa da quella percorsa finora e coniugare produzione agricola, rispetto del lavoro e sostenibilità ambientale». A spiegare la posizione di Roma è stato il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida: «Sin dal primo giorno, abbiamo contrastato un approccio ideologico che avrebbe avuto un effetto devastante sulle produzioni e limitatissimo sull’ambiente. È evidente e logico che eliminare medicine indispensabili per le piante, lasciandole preda di insetti o fitopatie, contrae decisamente la produzione, se non la cancella. Bisogna limitare ulteriormente gli agrofarmaci solo quando si è in grado di proteggere le produzioni con metodi alternativi». Di caduta «di un pilastro del Green Deal» ha parlato, invece, l’eurodeputato FdI e capogruppo dei Conservatori dell’Ecr Nicola Procaccini, mentre per il vicepremier Matteo Salvini «i trattori stanno costringendo l’Europa a rimangiarsi le follie imposte dalle multinazionali e dalle sinistre».
La Commissione, insomma, continua a volersi mostrare attenta alle richieste delle piazze della protesta e a tendere la mano ai coltivatori diretti in rivolta. Von der Leyen è tornata a ribadirlo dalla plenaria di Strasburgo. «I nostri agricoltori meritano di essere ascoltati. Molti di loro si sentono messi all’angolo», ha detto ricordando il dialogo strategico appena avviato con i rappresentanti del comparto, e facendo autocritica: «Servono valide ragioni commerciali per gli interventi di miglioramento della natura, e forse noi non le abbiamo fornite in modo convincente»; i sussidi pubblici «possono fornire tali incentivi», ha aggiunto, lanciando anche l’idea «di un’etichettatura premium» per i prodotti rispettosi della natura.
LA DISTENSIONE
Nei giorni scorsi, Bruxelles aveva già messo sul tavolo due misure-tampone per consentire di derogare all’obbligo di tenere a riposo il 4% dei terreni agricoli nel 2024 e per introdurre delle garanzie a tutela delle produzioni Ue di fronte alle importazioni senza dazi in arrivo dall’Ucraina. E ieri ha aggiunto un altro tassello alla strategia della distensione: nel piano sul taglio delle emissioni di CO2 al 2040 (-90% rispetto ai livelli del 1990), Bruxelles ha eliminato ogni riferimento al settore agricolo, che era contenuto in una precedente bozza del provvedimento.