Agricoltori, Meloni: «Capisco le loro proteste: chiedono quello che il nostro esecutivo pretende dall’Europa»

Intervista al Tg5: «Gli agricoltori chiedono le posizioni che il governo ha tenuto in Ue»

Lunedì 12 Febbraio 2024
Agricoltori, Meloni: «Capisco le loro proteste: chiedono quello che il nostro esecutivo pretende dall’Europa»

Una carezza agli agricoltori sul piede di guerra: «Capisco le proteste, l’agricoltura è in un momento molto difficile». Poi la chiamata alle armi in vista del voto di giugno: «Le prossime elezioni europee fanno la differenza». Non sale sul trattore Giorgia Meloni.

Però parla e si fa capire dal popolo dei forconi che da settimane anche in Italia minaccia proteste di massa contro l’Ue matrigna e le sue regole eco-friendly ma nemiche di chi coltiva i campi. Nel giorno in cui la maggioranza trova a fatica la quadra sull’esenzione Irpef per i piccoli proprietari agricoli, dopo un lungo tiro alla fune tra Mef e Parlamento, la timoniera di Palazzo Chigi rompe gli indugi e mette la firma sulla causa contadina. «Se qualcuno ha pensato di salvare l’ambiente contro gli agricoltori e non con loro non sa di cosa parla», tuona la presidente del Consiglio che per l’occasione torna in casa Mediaset, intervistata dal Tg5. 

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Eccolo, il contropiede della leader della destra italiana nel derby fra Lega e Fratelli d’Italia per conquistarsi il favore degli elettori agricoli. Un bottino ghiotto per le Europee di giugno. E infatti il messaggio di Meloni è chiarissimo e rivolto proprio alla grande ordalia Ue. Quelle elezioni «faranno la differenza», cioè saranno un bivio per chi governa a Bruxelles: di qui gli entusiasti della transizione ecologica anche a costo di sacrificare una fetta di produzione agricola in nome della biodiversità, come richiede il Green deal europeo, di là i conservatori pronti a imbracciare, sia pure da posizione diverse, il forcone degli agricoltori in sommossa. Del resto spiega Meloni «quello che chiedono oggi gli agricoltori» non è altro che il riflesso «delle posizioni che il governo italiano ha tenuto in Europa, con qualche vittoria, ad esempio sui fitofarmaci». Segue la rivendicazione di quanto fatto finora per la categoria in subbuglio: «Abbiamo aumentato da 5 a 8 miliardi i soldi del Pnrr, sbloccato una nuova serie di fondi facciamo del nostro meglio». E suona molto come un “lodo Meloni” sul popolo agricolo da sempre riferimento della destra di via della Scrofa, con il canale privilegiato con le grandi associazioni di categoria come Coldiretti e Confagricoltura. È una premier già in modalità combat per le elezioni - come del resto è da tempo Matteo Salvini - quella che appare in serata al Tg5. Campagna agricola ed anche elettorale. Che tuttavia non dovrà distrarre forze dalle tante incombenze del centrodestra a Palazzo Chigi. Dice Meloni: «Il modo migliore per fare campagna è governare bene, faremo il nostro lavoro». Poi la premier riprende a sciorinare quelli che considera i successi del governo. Dal mondo del lavoro, «soprattutto sulle madri lavoratrici: non accetto un mondo nel quale bisogna mettere in contrapposizione la scelta di avere una carriera e quella di avere figli». Alla Meloni-diplomacy con un’Italia che «non affronta la storia con gli slogan» di fronte alle grandi crisi, specie il conflitto in Medio Oriente: «Difendiamo il diritto di Israele a esistere ma chiediamo rispetto per la popolazione civile».

IL BILANCIO

C’è spazio per un bilancio sui conti. L’opposizione attacca e ricorda «i nodi al pettine» del governo, fra questi «l’emergenza salari, con le retribuzioni ferme al palo e i patrimoni delle famiglie italiane erosi dall’’inflazione, insieme ai contratti scaduti per milioni di lavoratori», è l’affondo del dem Marco Sarracino. «L’opposizione fa il suo lavoro, è più nervosa della maggioranza», replica a distanza Meloni convinta che aver concentrato su pochi capitoli la manovra - reddito delle famiglie, salari e aziende - abbia pagato: «Abbiamo un record di occupazione femminile e contratti stabili». Qualche nervosismo in maggioranza c’è in questo clima pre-elettorale - vedi il blitz della Lega ieri per riproporre al Senato un emendamento sul terzo mandato del governatore veneto Luca Zaia, contraria FdI - Meloni però smorza: «Alla fine troviamo sempre le soluzioni insieme. Ci sono sfumature diverse che considero un valore aggiunto. Altrimenti saremmo un partito unico». 
 

Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 08:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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