DECRETO ELEZIONI

Governatori, il Senato boccia l'emendamento sul terzo mandato. Ritirato quello sul ballottaggio dei sindaci

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Mercoledì 13 Marzo 2024

Il racconto della giornata

La richiesta della Lega del terzo mandato per i governatori va di nuovo a sbattere contro il 'nò degli alleati, che al Senato bocciano anche l'emendamento sull'eliminazione del ballottaggio per i sindaci.

Diviso su una battaglia che il partito di Matteo Salvini non ritiene affatto chiusa, il centrodestra si compatta invece sulla giustizia: lunedì Giorgia Meloni in una riunione a Palazzo Chigi con Carlo Nordio ha dettato l'accelerazione sulla separazione delle carriere dei magistrati e sulla riforma del Csm. Un cambio di passo dopo la frenata autunnale, quando era stata data priorità alla riforma del premierato. L'intenzione della Lega di insistere sul terzo mandato era stata anticipata da giorni agli alleati, nonostante una prima bocciatura dell'emendamento durante l'esame del decreto elezioni in commissione. A differenza del relatore, Alberto Balboni di FdI, il governo ha evitato di esprimere parere negativo rimettendosi all'Aula di Palazzo Madama. E non è stata una sorpresa che ai voti favorevoli della Lega si sono uniti solo quelli di Italia viva, mentre si sono espressi contro FdI, FI, Pd, M5s e Avs, e si è astenuta la Svp. Inattesa è stata invece la proposta leghista sul ballottaggio dei sindaci in Comuni oltre i 15mila abitanti, che avrebbe consentito di eleggere chi al primo turno supera il 40%. L'idea non è piaciuta a FdI e FI, è stata definita dalla segretaria del Pd Elly Schlein «un blitz a tre mesi dal voto, uno sfregio alle più basilari regole democratiche», ed è stata bocciata anche dall'Anci. «Non crediamo che uno stravolgimento della legge sull'elezione diretta dei sindaci possa essere ipotizzato senza interpellare i comuni», ha osservato il presidente Antonio Decaro, sindaco di Bari, in nome della «leale collaborazione tra istituzioni». Questa volta il governo ha invitato al ritiro della proposta e la Lega ha accettato di trasformarlo in ordine del giorno. «Su questo tema possiamo comprendere che a due mesi dal voto sarebbe non corretto, quindi ci può stare. Per noi era importante porre la questione», la sintesi finale del capogruppo leghista al Senato Massimiliano Romeo. Dal suo partito intanto arriva un avvertimento: la partita sul terzo mandato continua. Tornare alla carica dopo la bocciatura in commissione è stata una scelta di coerenza, sottolineano da Via Bellerio, non era una mossa contro il governo. Al prossimo provvedimento utile, insomma, i leghisti torneranno all'attacco: «Ora - è il senso dei ragionamenti dei leghisti - i nostri alleati sono contrari ma magari più avanti cambiano idea, si trova un modo per smussare». Fra le ipotesi che potrebbero essere valutate dal centrodestra alla ricerca di un compromesso, anche quella di ampliare il limite dei mandati da due a tre ma non per i governatori già in carica. Comunque non prima delle europee. Nelle prossime settimane sarà caldo il dossier giustizia. Dopo il Consiglio dei ministri di lunedì Meloni ha convocato Nordio, il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, i sottosegretari Andrea Delmastro e Andrea Ostellari, e i presidenti delle commissioni Giustizia di Camera e Senato, Ciro Maschio e Giulia Bongiorno. Una riunione rivelata oggi dalla stessa presidente del Consiglio, a chi le domandava del rapporto con il Guardasigilli, che nei giorni scorsi ha dovuto incassare da Palazzo Chigi lo stop all'idea di una commissione d'inchiesta sul caso dossieraggi. «Abbiamo parlato di tutto», ha tagliato corto la premier. E poco dopo lo stesso Nordio ha negato dissidi: «Figurarsi se c'è una distanza. Nessuna distanza...». «È giunto il momento delle riforme», è stato in sintesi l'input di Meloni, come riferiscono diversi presenti alla riunione di lunedì, che segna l'accelerazione su separazione delle carriere dei magistrati e riforma del Csm. Il tutto in «perfetta sinergia», assicurano fonti dell'esecutivo. Nordio si è impegnato a mettere a punto una bozza entro i primi di aprile. Poi, una volta definita l'intesa, il disegno di legge costituzionale dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri. La Lega a sua volta vorrebbe accelerare sull'Autonomia: in quest'ottica va letto il vertice di maggioranza nelle ultime ore con il ministro Roberto Calderoli, capigruppo e relatori.

Lega ritira emendamento su ballottaggi

La Lega ha ritirato l'emendamento al decreto elettorale che abrogava il ballottaggio per l'elezione dei sindaci. Lo ha annunciato in aula il capogruppo Massimiliano Romeo. «Accogliamo l'invito alla trasformazione dell'emendamento in ordine del giorno - ha detto Romeo -, su questo tema possiamo comprendere che a due mesi dal voto sarebbe non corretto, quindi ci può stare. Per noi era importante porre la questione».

Verso ritiro emendamento sui ballottaggi, Lega pronta a odg

Verso il ritiro dell'emendamento, al dl elezioni all'esame del Senato, sullo stop ai ballottaggi per i sindaci: la Lega sarebbe pronta a trasformare la proposta in un ordine del giorno. In questo modo verrebbe accolto l'invito del relatore, Alberto Balboni (FdI), che ha dato parere contrario alla proposta di modifica. Lo si apprende da fonti interne alla Lega.

Vertice a Palazzo Chigi, stretta ai controlli sulle banche dati

I «problemi relativi agli accessi illeciti alle banche dati informatiche pubbliche, anche alla luce delle recenti vicende di dossieraggio» sono stati affrontati in una riunione a Palazzo Chigi con, fra gli altri, il sottosegretario Alfredo Mantovano, il governatore di Bankitalia Fabio Panetta, il procuratore antimafia Giovanni Melillo, i vertici di Polizia e Gdf e dell'intelligence. «Sono stati individuati - spiega Palazzo Chigi - percorsi di tipo amministrativo e organizzativo per rendere più stringente il sistema dei controlli, con adeguati alert atti a scongiurare gli abusi e con verifiche periodiche».

«Nel pomeriggio di oggi si è svolta a Palazzo Chigi una riunione, coordinata dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, alla quale hanno preso parte il Governatore della Banca d'Italia, Fabio Panetta, il Viceministro all'economia e alle finanze, Maurizio Leo, il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, il Capo della Polizia, Vittorio Pisani, il Comandante generale della Guardia di Finanza, Andrea De Gennaro, il Direttore della Unità di Informazione Finanziaria, Enzo Serata, e i vertici dell'intelligence e dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale», si legge nella nota di Palazzo Chigi. «Fermo restando il lavoro del Parlamento riguardo all'adeguamento del sistema normativo in tema in sicurezza cyber, avviato nella stessa giornata odierna dalla Camera dei deputati - viene spiegato -, durante l'incontro sono stati affrontati i problemi relativi agli accessi illeciti alle banche dati informatiche pubbliche, anche alla luce delle recenti vicende di dossieraggio. Sono stati individuati percorsi di tipo amministrativo e organizzativo per rendere più stringente il sistema dei controlli, con adeguati alert atti a scongiurare gli abusi e con verifiche periodiche».

Maggioranza divisa sul terzo mandato, solo la Lega per il sì

Erano due gli emendamenti che proponevano il terzo mandato per i governatori, uno della Lega ed uno di Iv, che sono stati tuttavia votati in un unico scrutinio, essendo quasi identici. In favore hanno dunque votato Lega e Iv, contro FdI, FI, Pd, M5s e Avs, mentre la Svp si è astenuta.

No del Senato al terzo mandato dei governatori

Il Senato ha bocciato l'emendamento della Lega che chiedeva di innalzare da due a tre il limite dei mandati dei governatori delle Regioni. I sì sono stati 26, i no 112 e gli astenuti 3. Il relatore Alberto Balboni (Fdi) aveva espresso parere contrario, mentre il governo, con la sottosegretaria Wanda Ferro, si era rimessa all'Aula.

Senato, al via l'esame del decreto elezioni

Con la relazione di Alberto Balboni (FdI) è iniziato in Aula al Senato l'esame del dl elezioni sulle consultazioni elettorali del 2024 e per la revisione delle anagrafi della popolazione residente e di determinazione della popolazione legale. Il testo è quello proposto commissione Affari sociali che ne ha concluso l'esame ieri sera con il mandato al relatore.

Decreto elezioni in Aula al Senato: sono una quarantina gli emendamenti presentati.

Perlopiù si tratta di proposte di modifica delle opposizioni ma ce ne sono anche da parte della maggioranza: 3 di FdI, due della Lega e uno di FI. La Lega, come annunciato ieri, ha riproposto quello sul terzo mandato per i presidenti delle Regioni come aveva già fatto in commissione affari costituzionali. L'altro emendamento riguarda la possibilità per i sindaci di essere eletti al primo turno se si superano il 40% dei voti, quindo uno stop ai ballottaggi. La proposta, che fa riferimento al testo unico sugli Enti locali, riguarda i comuni con una popolazione superiore ai 15mila abitanti.

Secondo l'emendamento «è proclamato eletto sindaco il candidato che abbia conseguito il maggior numero di voti validi. In caso di parità di voti, è proclamato eletto sindaco il candidato collegato con la lista o con il gruppo di liste per l'elezione del consiglio comunale che ha conseguito la maggiore cifra elettorale complessiva. A parità di cifra elettorale, è proclamato eletto sindaco il candidato più anziano di età».

Ultimo aggiornamento: 14 Marzo, 13:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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