Unione europea alla resa dei conti: tassi d'interesse, Pnrr e regole di bilancio nell'anno delle elezioni e delle nomine

Anno di transizione : le proiezioni del Pil sono deboli, l'Italia spera nella spinta del Piano di ripresa

Venerdì 22 Dicembre 2023 di Gabriele Rosana
Unione europea alla resa dei conti: tassi d'interesse, Pnrr e regole di bilancio nell'anno delle elezioni e delle nomine

Tassi d’interesse, conti pubblici, Pnrr, ambizioni “green”, sintonie commerciali e due variabili: le elezioni europee del 6-9 giugno e la stagione delle nomine che vi farà seguito. L’Europa riparte da dove s’era fermata, facendo i conti con le proprie tasche e con la revisione e l’aumento del bilancio pluriennale fino al 2027, in attesa del summit straordinario dei leader del primo febbraio. Ma stavolta ha le settimane contate. Perché la legislatura Ue iniziata nel 2019 arriva al capolinea, dopo essere stata attraversata da una pandemia, due guerre, il caro-bollette e un’inflazione che ha toccato la doppia cifra, ma anche un inedito piano per la ripresa da 723 miliardi di euro, 12 pacchetti di sanzioni contro la Russia, un price cap” per il gas rimasto sulla carta e il più imponente aumento del costo del denaro dall’introduzione della moneta unica.

I DOSSIER

Aprile, con la plenaria conclusiva dell’Europarlamento a Strasburgo, è l’ultimo momento utile per approvare i testi normativi ancora in ballo; per tutti gli altri dossier, occorrerà invece pazientare, passare dalle forche caudine delle urne e, quindi, attendere il processo di rinnovo delle istituzioni, prima di rimettere in moto il treno legislativo. Sullo sfondo, l’ampia riscrittura delle regole di bilancio del Patto di stabilità e crescita, su cui dopo l’intesa fra i governi dovrà partire il negoziato con il Parlamento. Le proiezioni per il Pil dell’Eurozona nei dodici mesi sono deboli: 1,2%, con il nostro Paese che arranca allo 0,9%, secondo la fotografia scattata un mese fa. Ma il Pnrr, dice Bruxelles, può lanciare un salvagente alla crescita del nostro Paese, che del fondo per la ripresa è il primo beneficiario assoluto. Fronte Recovery, l’Italia passerà all’incasso della quinta rata (12 miliardi, relativa agli obiettivi raggiunti entro il 31 dicembre 2023) e della sesta (10 miliardi, per quelli al 30 giugno 2024): si tratta delle prime due tranche dopo la maxi-revisione di 145 misure del Pnrr. Il Green Deal, come racconta il commissario all’azione climatica Wopke Hoekstra, si avvia a chiudere gli ultimi dossier legislativi in ballo, ad esempio la stretta sugli imballaggi e sui pesticidi, mentre l’Ue tenterà il tutto per tutto (anche se la speranza è al lumicino) per concludere l’accordo di libero scambio con il Mercosur (Brasile, Argentina, Paraguay, Uruguay) entro la primavera. Lato industriale, l’Italia attende il responso dell’Antitrust Ue sull’operazione Ita-Lufthansa.

LA TRANSIZIONE

Accanto alle politiche, in un anno di transizione come quello che sta aprirsi, conta come non mai il profilo di chi darà le carte. La stagione dei valzer delle poltrone è stata inaugurata, sul finale del 2023, dalla scelta della nuova presidente della Banca europea per gli investimenti, ricaduta - non senza polemiche - sulla ministra delle Finanze e numero due dell’esecutivo spagnolo Nadia Calvino, che durante il semestre di presidenza di turno del Consiglio da parte di Madrid, ha avuto le redini delle trattative sul Patto di stabilità. Le altre caselle, però, saranno decise in base al rapporto di forze che emergerà dal voto di giugno nei 27 Stati membri dell’Ue. E dalla composizione del nuovo emiciclo di Strasburgo: i sondaggi raccontano di uno slittamento a destra, ma alla coalizione organica di centrodestra mancherebbero ancora decine di seggi. La riedizione delle grandi alleanze popolari-socialisti-liberali appare inevitabile, magari allargate ai conservatori dell’Ecr (la famiglia Ue presieduta da Meloni), anziché ai verdi. Otto anni dopo la Brexit, a dominare non è più l’ “exit”, ma l’“entry”, a vario titolo e con ricette opposte, nel grande gioco europeo. A luglio si insedierà il nuovo Europarlamento; quindi, entro settembre, arriverà l’investitura di chi guiderà per i successivi cinque anni la Commissione europea, di fatto il governo dell’Unione: informalmente, Ursula von der Leyen è in corsa per un secondo mandato, ma le sirene della segreteria della Nato, complice una certa benevolenza alla Casa Bianca, potrebbero ancora distrarla. L’indicazione dei candidati commissari (uno per Paese) spetterà ai rispettivi governi; l’assegnazione del portafoglio, invece, al(la) presidente in pectore. Il nostro Paese, dopo i cinque anni di Paolo Gentiloni, dovrà con buone probabilità passare la mano degli Affari economici e puntare, strategicamente, su un’altra responsabilità di primo piano. Tanti i volti nuovi che arriverebbero a palazzo Berlaymont. In uscita, infatti, ci sarebbero due pesi massimi come i vice di von der Leyen: il lettone Valdis Dombrovskis, rigorista guardiano dei conti pubblici Ue e titolare del Commercio, e la danese Margrethe Vestager, una volta influente zarina della Concorrenza Ue, ma in difficoltà dopo che la Corte di giustizia ne ha stoppato svariate maxi-multe a Big Tech (l’ultima, a metà dicembre, contro Amazon), e la fallita corsa per la Bei. Fuori dagli schemi di appartenenza nazionale, c’è poi la poltrona di presidente del Consiglio europeo, finora ad appannaggio del belga Charles Michel: la prassi vuole che tocchi a un ex premier o presidente; categoria che, tra gli italiani, può contare un’ampia rosa di papabili. 

LA BCE

Non a Bruxelles, ma a Francoforte, gli occhi degli osservatori internazionali saranno tutti per le mosse della Banca centrale europea che, tra luglio 2022 e settembre 2023, ha messo a segno dieci incrementi consecutivi dei tassi d’interesse, portando il principale al 4,5%, il marginale al 4,75% e quello sui depositi al 4%. Tra ottobre e dicembre, l’Eurotower ha, però, messo in pausa gli aumenti, con la Bce che adesso insiste più sulla durata della stretta monetaria che sull’entità. L’istituto centrale, però, non si è finora spinto fino a ipotizzare una riduzione dei tassi, a differenza della Federal Reserve statunitense che ha aperto espressamente a tre tagli del costo del denaro nel nuovo anno. «Non è ancora tempo di abbassare la guardia», ha raffreddato gli animi la presidente della Bce Christine Lagarde (il suo è l’unico mandato non in scadenza).

Nonostante la prudenza della francese, dopo lo stop ai rialzi e a meno di nuovi imponenti shock energetici legati, ad esempio, all’acuirsi del conflitto mediorientale, i mercati si attendono ampiamente, a partire da giugno, un progressivo calo dei tassi. Anche perché l’andamento dell’inflazione - secondo le stime dei tecnici dell’Eurosistema - è orientato al ribasso: 2,7% nel 2024 e 2,1% nel 2025, cioè pressoché su quel valore del 2% simmetrico perseguito dalla Bce. Una buona notizia per i mutui di famiglie e imprese, che arriverebbe mentre l’Europa sarà alle prese col più imponente “turnover” politico post pandemia.

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