«Lista del Cda: c’è il rischio autocrazia». L’audizione di Caltagirone al Senato

L’imprenditore: «Questo meccanismo consente agli amministratori di scegliere soltanto consiglieri che assecondano la loro visione». «Il voto multiplo per i soci stabili può proteggere e difendere dalla speculazione». Il nodo del ruolo dei consulenti dei fondi

Mercoledì 28 Giugno 2023 di Andrea Bassi
«Lista del Cda: c’è il rischio autocrazia». L’audizione di Caltagirone al Senato

 La posta in gioco è alta.

Più di quanto il nome con il quale il disegno di legge è stato battezzato - «competitività dei capitali» - lasci intendere. In Parlamento si sta discutendo il destino del sistema d’impresa italiano e dei suoi pezzi pregiati. Della scelta tra azionisti stabili e pazienti orientati alla crescita e allo sviluppo, e fondi “mordi e fuggi” ansiosi solo di trarre profitto immediato dai loro investimenti. E dunque tra imprenditori da una parte, e capitali speculativi dall’altra. Ad alzare il velo sulla reale rilevanza del disegno di legge è stato il Presidente del Gruppo Caltagirone, Francesco Gaetano Caltagirone, ascoltato ieri in Commissione Finanze del Senato, in un’audizione alla quale erano presenti tra gli altri Matteo Renzi, il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia, il capogruppo di FdI, Lucio Malan, l’ex ministro Mariastella Gelmini, il capogruppo del M5S Stefano Patuanelli e i relatori del provvedimento Dario Damiani e Fausto Orsomarso. Caltagirone ha anche indicato una via per dare più peso agli azionisti stabili: rafforzare il sistema del voto multiplo. «Credo», ha spiegato l’imprenditore, «che un conto è il mercato e gli investimenti, altra cosa è la speculazione. In 55 anni di lavoro - ha proseguito - i profitti fatti li ho sempre reinvestiti aprendo siti industriali. Sono iniziative che portano guadagni ma in un tempo necessariamente più lungo di anni. E ciò fa che l’investitore stabile rinunci a profitti immediati, reinveste con pazienza e attende il tempo necessario. Ormai - è il ragionamento di Caltagirone - questa logica saggia e di sicura crescita non riesce a prevalere». La testimonianza di chi ha vissuto “da dentro” e da protagonista la trasformazione del mercato dei capitali, ha restituito un’analisi precisa della sua evoluzione. In peggio. A partire dalla “lista del consiglio”, la consuetudine mutuata dal mondo anglo-americano per cui è il board uscente a proporre all’assemblea i suoi successori. Ma, ha spiegato Caltagirone, nel mondo anglo-americano «esistono grandi società con un azionariato polverizzato». In quelle situazioni «è difficile trovare chi ha l’interesse o la consistenza azionaria per presentare una lista e il consiglio di amministrazione svolge un ruolo di supplenza». Un servizio» per tutti gli azionisti. Nel mondo americano il consiglio presenta un lungo elenco di nomi. È poi l’assemblea dei soci a votarli uno per uno e a scegliere i più meritevoli. La versione “all’italiana” di questo meccanismo è completamente diversa. Il nostro diritto societario, ha spiegato Caltagirone, «prevede il voto di lista».

Si deve cioè votare un elenco bloccato. «È evidente», secondo l’imprenditore, «che la tentazione per chi fa la lista del consiglio, che sono poi di fatto il Presidente e l’amministratore delegato, è quella di inserire persone che assecondano la loro visione». Questo meccanismo rischia di creare, usando un’iperbole, «un’autocrazia».E rende quasi nulla la funzione di controllo del consiglio di amministrazione. Alle minoranze, con il sistema delle liste bloccate, sono riservati una manciata di posti. «Alla luce della disciplina vigente», dunque, «non è irrealistico pensare che gli amministratori possano impadronirsi delle società». Anche per una serie di cortocircuiti del sistema. Nelle assemblee un peso rilevante lo ha il voto dei fondi di investimento ai quali è affidata una quota importante del risparmio. Ma questi non agiscono «sulla base di scelte selettive e meditate». Comprano i titoli in modo automatico e standardizzato. Non hanno un ufficio studi, per esprimere il loro voto si affidano ai “Proxy”, società di consulenza che “suggeriscono” chi votare. Queste società però, fanno consulenza ad «ampio spettro» per cui, ha spiegato Caltagirone, «è chiaro che se il consiglio uscente ha dato dei mandati ai Proxy, questi ultimi saranno probabilmente più benevoli verso la lista dei candidati presentata dallo stesso consiglio». Lo spettro insomma, del conflitto d’interesse. Che riguarda gli stessi fondi di investimento, che oltre che essere azionisti delle società, possono gestire anche una parte dei loro investimenti. Comunque sia, il rischio è di «mettere nelle mani di alcune organizzazioni consulenziali il futuro di fondamentali imprese italiane».

IL PASSAGGIO

La soluzione? «Non sta a me darla», ha detto Caltagirone, ma quella del «voto multiplo» sarebbe una strada a cui guardare «a protezione e a difesa dalla speculazione». Diverse imprese italiane, da ultima la Brembo, si stanno trasferendo in Olanda proprio con la giustificazione che in quell’ordinamento è previsto il voto multiplo, che «consente al socio stabile di nominare gli amministratori». Perché, ha spiegato Caltagirone, «non è possibile che un’azienda familiare che si quota per recuperare risorse da destinare agli investimenti, diluendosi magari al 30 per cento del capitale, rischi poi di essere espropriata da speculatori che impongono i loro amministratori orientati solo al breve termine». Vista così, la Borsa non può che far paura a quelle piccole e medie imprese, molte delle quali familiari, che il disegno di legge sui capitali si propone invece di attrarre sul mercato. Caltagirone è anche tornato sul tema della successione chiedendo modifiche alla legge per fare in modo che il padre possa «consegnare» le imprese al figlio più capace. La proposta è quella di rimodulare la legittima. «La quota nella disponibilità di chi fa testamento», ha spiegato l’imprenditore, è insufficiente a garantire la maggioranza al successore scelto. La legge italiana, ha spiegato Caltagirone, vede il problema della successione solo in un’ottica «patrimoniale», ma le imprese, soprattutto di grandi dimensioni, hanno anche «una dimensione sociale» che va salvaguardata. E poi, ha aggiunto, bisogna «semplificare le leggi e renderle meno contestabili possibile». Le parole dell’imprenditore hanno fatto breccia nella Commissione. Per Renzi sarà «necessario lavorare per cambiare il voto di lista». Patuanelli ha trovato nelle indicazioni dell’imprenditore «motivi di allarme». Anche per Boccia è necessario che il Parlamento faccia «una riflessione seria». Per Gelmini quella di Caltagirone è stata una «riflessione molto utile per difendere gli interessi nazionali». E anche il relatore Orsomarso si è detto «soddisfatto» dell’intervento.

Ultimo aggiornamento: 11:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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