Sentenze sul Fisco, è in arrivo l’aiuto del “giudice robot”

Il Pnrr ha finanziato il progetto Prodigit del Mef, un algoritmo che sarà “addestrato” grazie a un milione di verdetti adottati dai giudici tributari

Mercoledì 4 Ottobre 2023 di Andrea Bassi e Giovambattista Palumbo*
Sentenze sul Fisco, è in arrivo l’aiuto del “giudice robot”

L'intelligenza artificiale non darà soltanto una mano all’Agenzia delle Entrate per stilare liste di possibili evasori.

Nel sistema fiscale italiano potrebbe fare la sua prima comparsa anche il “giudice robot”. Un chatGpt con la toga che tra qualche tempo avrà digerito oltre un milione di sentenze tributarie con le quali lo stanno “addestrando” 23 giudici tributari selezionati dal ministero dell’Economia affiancati da 7 studiosi della materia.

Il progetto si chiama Prodigit. E potrebbe essere una vera rivoluzione. Ma con qualche incognita. Ma andiamo con ordine.

IL PROGETTO

 Già oggi sono disponibili forme di intelligenza artificiale giuridica, anche se sarebbe più corretto parlare di forme di giurimetria, intesa come utilizzo del metodo scientifico per affrontare problemi giuridici, così da rafforzare certezza del diritto e prevedibilità della decisione, unitamente alla sua verificabilità – definizione Treccani, finalizzate alla ricerca legale, al controllo di atti e documenti, fino alla possibilità di predire il possibile esito di una controversia. Certo, parlare di giudici robot è una estremizzazione, ma l’intelligenza artificiale, se ben governata, potrebbe comunque utilmente affiancare il giudice nella fase decisoria e gli avvocati in quella istruttoria. Ed è proprio questo è lo scopo del progetto Prodigit lanciato nel 2022, finanziato con 8 milioni di euro dal Programma Operativo Nazionale Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020 ed inserito nel Pnrr al fine di innovare la giustizia tributaria. La prima “fase” di tale progetto è consistita in un’attività di massimizzazione dei provvedimenti giudiziari, base di partenza per l’“addestramento” dell’intelligenza artificiale attraverso una tecnica di apprendimento supervisionato dell’algoritmo. Di fatto queste attività dovrebbero consentire all’IA di estrarre conoscenza dalle sentenze, isolando fattispecie e principio giuridico alla base della decisione, così da utilizzarlo per prevedere la decisione in, futuri, casi analoghi.

IL NODO

 L’efficacia di questo procedimento però dipende naturalmente dal patrimonio di riferimento, ovvero il database di sentenze che serve ad “addestrare” l’algoritmo predittivo. La parte più delicata sta infatti, oltre che nella selezione della base giurisprudenziale di riferimento, anche nella esatta individuazione di quali sono le deduzioni delle parti, riportate magari nella parte narrativa relativa allo svolgimento del processo, e quale è invece l’effettiva parte motiva della pronuncia. Insomma, capire il ragionamento fatto dal giudice per arrivare alla sentenza può essere importante quanto la sentenza stessa. E andrà verificato se l’algoritmo sarà in grado di cogliere questo passaggio. Altra questione è poi se il diritto tributario, in continua evoluzione, processuale e sostanziale, si presti, più o meno di altre branche del diritto ad un tale processo di prevedibilità. Basti pensare, a tal proposito, che tra le proposte elaborate dalla apposita Commissione interministeriale deputata alla riforma della Giustizia tributaria, quanto agli interventi relativi al giudizio di Cassazione, si proponevano due importanti novità (poi accantonate in sede parlamentare), rispetto alle quali l’utilizzo dell’intelligenza artificiale avrebbe potuto porre vantaggi o difficoltà, a seconda dei punti di vista. Il primo istituto, sulla scorta, peraltro, di esperienze straniere, denominato “rinvio pregiudiziale in cassazione”, avrebbe consentito al giudice tributario, in presenza di una nuova questione che evidenziasse una difficoltà interpretativa, di chiedere alla Suprema Corte l’enunciazione di un principio di diritto. In questo caso l’intelligenza artificiale, vista la natura innovativa dell’intervento, sarebbe stata di scarso aiuto. Il secondo istituto, denominato “ricorso nell’interesse della legge in materia tributaria”, avrebbe invece consentito al Procuratore Generale presso la Cassazione di formulare una richiesta al Primo Presidente della stessa Corte di rimettere, tra le altre, questioni aventi il carattere della serialità, o che avessero generato un contrasto nella giurisprudenza, al fine di enunciare un principio di diritto a cui il Giudice del merito avrebbe dovuto tendenzialmente uniformarsi. In questo caso un efficace database giurisprudenziale di riferimento sarebbe potuto essere di sicuro ausilio. In conclusione, quel che è certo è che la giurimetria e l’intelligenza artificiale possono offrire una serie di vantaggi per il sistema giudiziario. Basta ricordare che la tecnologia è sempre il mezzo e non il fine.

*Direttore Osservatorio Politiche fiscali Eurispes.

Ultimo aggiornamento: 5 Ottobre, 06:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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