A scuola arriva il cyber-preside, ma ci sono anche i bidelli robot (e per l'appello ci si affida al riconoscimento facciale)

Lunedì 23 Ottobre 2023 di Lorena Loiacono
A scuola arriva il cyber-preside, ma ci sono anche i bidelli robot (e per l'appello ci si affida al riconoscimento facciale)

Il cyber preside, il robot addetto alla differenziata e l'appello in versione hi-tech: la scuola impara ad usare l'intelligenza artificiale. E parte proprio dall'ufficio di presidenza. Parla, sorride e risponde con chiarezza alle richieste dei docenti, soprattutto per l'organizzazione scolastica: è Abigail Bailey, l'assistente del preside in versione avatar. Così la tecnologia entra nelle scuole, passando dalla porta principale. Creata dall'intelligenza artificiale, la vicepreside tiene infatti le redini del prestigioso istituto privato di Cottesmore, nel Sussex. È il primo caso nel sistema scolastico inglese e rappresenta un'innovativa spinta in avanti per l'utilizzo dell'IA tra i banchi di scuola. Abigail Bailey ha peraltro un ruolo non di poco conto, è l'assistente del dirigente scolastico e si occupa principalmente di aiutare il personale scolastico nell'organizzazione quotidiana delle lezioni e, secondo quanto riportato dal Daily Mail, di fornire assistenza agli studenti con disturbi dell'attenzione.
Si tratta di un avatar che, istruito dall'IA, ha capacità simili a quelle di ChatGPT ed è stato dotato di competenze avanzate nell'ambito dell'apprendimento automatico e della gestione del processo educativo.

Secondo l'istituto di Cottesmore, la presenza di un cyber assistente semplifica la vita quotidiana della scuola, garantendo risposte immediate e chiare. La decisione di portare in cattedra un vicepreside robot segue una linea ben precisa, tracciata nella stessa scuola con un primo esperimento che ha visto arrivare in palestra il professore robot, Jamie Rainer, un esperto dell'attività fisica insegnato ai ragazzi. L'istituto privato inglese sta quindi investendo su questa strada per aprire la rotta verso la tecnologia avanzata, per accompagnare sia i docenti sia gli studenti verso la nuova frontiera. Dall'istituto arrivano però anche le rassicurazioni di voler comunque portare avanti l'educazione tradizionale e di voler avviare qualunque progetto sempre sotto la guida di un docente in carne ed ossa.


In Italia che cosa succede? Per ora il preside della scuola resta in versione tradizionale ma l'intelligenza artificiale sta comunque trovando il suo spazio tra i banchi scolastici. «Sta entrando a far parte della didattica - spiega Cristina Costarelli, preside del liceo scientifico Newton di Roma e presidente dell'Associazione nazionale dei presidi del Lazio - nelle scuole si utilizza ad esempio ChatGpt per ricerche ed approfondimenti. Ma anche in maniera critica: per far capire ai ragazzi come utilizzare un simile strumento e per valutare se tutto quel che troviamo è corretto e condivisibile».

I PROGETTI

Nelle scuole italiane stanno arrivando i fondi del Pnrr legati soprattutto all'innovazione e alla promozione di corsi di formazione sulle nuove tecnologie: «È uno strumento innovativo, da conoscere e da saper usare al meglio - continua Costarelli - con i nuovi fondi organizzeremo anche corsi di formazione. C'è già chi ha avviato progetti interessanti, in via sperimentale». Ci sono infatti scuole superiori che utilizzano i robot, programmati in base alle necessità e alle richieste del personale, in vario modo. All'istituto tecnico industriale Fermi di Roma, tra le scuole più innovative, è stato già progettato un robot per la raccolta della plastica: si tratta di un carrello che, su indicazione di una telecamera, cerca e raccoglie i rifiuti in plastica per differenziare i rifiuti e gettarli correttamente per avviarli al riciclo. A spiegare il progetto è la professoressa di informatica, Simona Benigno: «I ragazzi hanno partecipato alla progettazione del carrello per la differenziata, in grado di muoversi per le classi. Vogliamo far capire agli studenti che con l'Intelligenza artificiale si può fare di tutto, sempre sotto la guida dell'uomo ovviamente. Siamo noi a decidere cosa realizzare. L'argomento è delicato, con l'educazione civica spieghiamo come rapportarsi all'intelligenza artificiale e come porre le domande correttamente. Stiamo pensando ad esempio all'utilizzo del riconoscimento facciale: in una scuola, ma anche in un ufficio pubblico, si può controllare il flusso delle persone che entrano. Per una questione di sicurezza ma non solo: in una scuola si può ridurre il tempo destinato all'appello». Installare un dispositivo per il riconoscimento facciale all'ingresso di un istituto o di un ufficio garantisce la sicurezza e la segnalazione di un viso sconosciuto, che quindi non può entrare. «Mettere un dispositivo simile all'interno di una classe - spiega la professoressa Benigno - permette di fare l'appello in automatico: il riconoscimento facciale sa chi è presente tra i banchi e chi, invece, ancora non è arrivato. Ci sono infinite possibilità, basta saperle usare correttamente».

Ultimo aggiornamento: 08:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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