Brugnaro, 81 in corsa per le Municipalità

Venerdì 24 Aprile 2015
Quasi tutti volti nuovi i primi 81 candidati per le Municipalità della lista civica «Luigi Brugnaro sindaco Un impresa comune». Per presentarli alla stampa nel Punto comune in campo San Tomà il candidato sindaco Brugnaro ha voluto ieri un incontro festoso, con rinfresco finale, seguito da raccomandazioni. «Mi raccomando ora dovete aprire un profilo Tweetter e una pagina Facebook - ha detto Brugnaro ai candidati - e iniziare a dialogare con i cittadini, ad ascoltare i loro problemi. Per questo dotatevi di uno staff. Mostrate un grande coraggio a candidarvi per come è ridotta la città. Finora siamo stati amministrati da persone incapaci. Ho bisogno di persone umili e con coraggio, libere e con facce nuove che vogliano cambiare la città insieme a me». Di vecchie facce ce ne sono poche, tra cui l'ormai storico Antonio Mirra, nel parlamentino comunale dagli anni '90. Gli altri sono per lo più studenti o imprenditori e commercianti, ma ci sono pure un buon numero di pensionati e casalinghe. Brugnaro li presenta uno per uno, molti sono assenti per motivi di lavoro. Tra questi c'è pure la cugina di Massimo Cacciari, Anna Marina Cacciari, candidata per la Municipalità di Mestre. «La sua presenza - ha spiegato Brugnaro - dimostra che la nostra lista è trasversale, non siamo legati ai partiti». Per arruolare i consiglieri l'imprenditore ha effettuato personalmente i colloqui e richiesto un curriculum.
Brugnaro ha anche inaugurato la sede di Area Popolare in calle della Mandola, situata proprio di fronte al cinema Rossini, nei locali fino a qualche mese fa occupati dalla libreria inglese con i candidati al consiglio comunale Anna Brondino e Gianni Sopradassi. «Abbiamo voluto aprire un punto di ascolto per ascoltare i bisogni dei cittadini - ha spiegato Anna Brondino, presidente del Circolo Venezia 1 di Ncd - è anche un punto di elaborazione di strategie politiche per cercare di migliorare la città, mettendo al centro la famiglia naturale, composta da uomo e donna, pur nel rispetto delle altre affettività che però non possono chiamarsi famiglia. Un occhio particolare deve essere rivolto anche alle necessità delle donne, che, anche con famiglia, devono poter lavorare serene».
Daniela Ghio

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