Tutti africani, giovani di anni ma già "vecchi" di sofferenze

Venerdì 27 Febbraio 2015
Hanno rischiato la vita nella loro terra natale tra guerre e povertà e sono fuggiti alla ricerca di un'esistenza migliore. Negli occhi dei giovani rifugiati africani ospitati a Porto Viro c'è ancora la paura e la desolazione che si sono lasciati alle spalle ma anche tanta voglia di mettersi in gioco e crearsi le basi per un futuro all'altezza dei propri sogni. Per alcuni dei profughi giunti quasi un anno fa, l'Italia è solo una tappa. Altri sperano invece di poter restare e farsi una vita qui.
Nonostante le diverse aspettative, è un denominatore comune l'esasperazione di non poter ottenere i documenti che darebbero le possibilità sperate.
«Sono persone che hanno attraversato il deserto, hanno lavorato duramente in Libia, hanno rischiato la vita e sono temprate a tutto - racconta una delle volontarie che, in questi mesi, stanno insegnando l'italiano al gruppo di ragazzi -. Ma allo stesso modo si ritrovano in una sorta di limbo. Sono qui ma non sanno come muoversi e cosa fare. Per questo chiedono i documenti per poter poi lavorare».
Come raccontano gli stessi ragazzi rifugiati, nella maggior parte dei casi, la fuga da una vita segnata dai conflitti armati e della povertà terminerà con la possibilità di potersi costruire un futuro con le proprie forze. «Sono qui da 10 mesi e 15 giorni - precisa Issa, 24 anni dal Mali -. Sono fuggito dal Mali dove hanno ucciso il mio fratello maggiore perché non è voluto partire con l'esercito. Era il 9 aprile 2013 e, per paura, sono andato in Algeria dove ho lavorato un po'. Poi mi sono spostato in Libia. Ho pagato 10 mila franchi francesi per la traversata. Pensavo che sarei morto in mare perché la barca ha avuto dei problemi ma siamo stati salvati dalla Marina militare italiana alla quale sono molto grato. Vorrei restare in Italia e lavorare qui una volta ottenuti i documenti».
C'è anche chi non pensava all'Italia prima di approdare nella nostra Penisola e conferma di avere le idee ben chiare, una volta ottenuti i documenti necessari. Cosmos ha 20 anni e anche lui è arrivato in Italia dalla Nigeria dopo essere passato dalla Libia: «Quando sono andato in Libia per lavorare non avevo di certo pianificato di venire in Italia - racconta -. In Libia però era diventato pericoloso rimanere. Ogni giorno era un rischio tra bombe e spari. Sono giunto in Italia a bordo di una nave con altre persone che come me non hanno pagato perché in Libia c'è anche chi capisce che l'unico modo per salvare la vita degli altri è di farli fuggire via. Una volta che otterrò i documenti vorrei riprendere il lavoro e trovare un impiego come receptionist in un hotel, proprio come facevo un tempo».
Tra i rifugiati c'è anche chi teme i problemi occupazionali dell'Italia. «Ero diretto in Francia dal Mali - spiega Alassane, ventenne dal Mali - Sono passato dalla Libia, dove sono rimasto 20 giorni perché avevo finito i soldi e ne aspettavo altri per riuscire ad imbarcarmi. Qui in Italia c'è la sicurezza ma ho capito che è molto difficile trovare lavoro. Qui c'è la pace ma senza documenti è difficile vivere in Europa».
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