Rianca riposerà nel cimitero

Domenica 15 Febbraio 2015
La piccola Rianca sarà sepolta nel cimitero di Arquà Polesine. Alla fine il buon senso è prevalso e così il sindaco Chiara Turolla è venuta incontro alle richieste di Nicola Buson e della compagna Jaqueline, che si erano visti costretti a rivolgersi al Comune di Padova per trovare una collocazione alla salma della bambina venezuelana, morta mercoledì mattina a causa di una leucemia.
«Il funerale oramai lo avevamo già fissato a Padova domani alle 10.30, nella chiesa di San Camillo - afferma il patrigno Nicola Buson - non potevamo più disdirlo. Ma alle 12.30 saremo davanti al cimitero arquatese, assieme al parroco don Angelo Gianesella, per dare l'ultimo saluto a Rianca, prima della sepoltura. Non sarà messa accanto a mio figlio Jonathan (scomparso un paio di mesi fa, anche lui a seguito di una leucemia, ndr), in quanto i loculi erano già impegnati. I due bambini non saranno poi così distanti e comunque l'importante è di essere riusciti ad avere tutti e due i bambini nello stesso cimitero, visto che oramai eravamo convinti di dover dividerci tra Padova e Arquà».
La comunità arquatese si è dimostrata molto sensibile verso la famiglia Buson, al punto da andare di persona dalle onoranze funebri di Alessandro Zanirato, per far realizzare un'epigrafe affissa ieri pomeriggio in paese, nella quale c'è scritto: “Rianca torna a casa”. Le stesse maestre della scuola elementare, dove da un anno era iscritta la bambina morta a 8 anni, una volta appreso da Nicola Buson che non si sarebbero svolti i funerali in paese e che il corpo della loro alunna non sarebbe stato sepolto ad Arquà, hanno manifestato il loro dispiacere.
«Voglio ringraziare tutti i cittadini che in questi giorni ci hanno dimostrato profonda solidarietà in questa vicenda - conclude Buson - sono tutti più sollevati di avere appreso che Rianca riposerà in pace al cimitero di Arquà. Inoltre sono stati felici di sapere che domani mattina, dopo il funerale a Padova, potranno avere un momento anche loro per salutare quella che io consideravo come una figlia».
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