Centro storico senza spazi per grandi negozi

Venerdì 19 Settembre 2014
Centro storico senza spazi per grandi negozi
Per mesi si è discusso, con fratture interne all'ex giunta, sull'autorizzare nuovi grandi insediamenti nelle aree commerciali esterne alla città, sostenendo che prima bisognava guardare gli spazi disponibili in centro storico. E ora si scopre (come si vedeva a occhio nudo) che non ve ne sono granché.
La memoria corre subito alla querelle Decathlon che con il commissariamento del Comune è verosimile rimarrà ferma ancora a lungo, sempre che la società francese non cambi idea.
I fronti contrapposti erano tra chi diceva sì a Decathlon e allo sviluppo dell'area vicina al centro commerciale La Fattoria, e chi diceva basta a tale sviluppo che avrebbe danneggiato il centro storico e i negozi che vi operano. Alla base, poi, c'è la legge regionale sul commercio che impone che prima di dare il via libera a strutture medio-grandi (dai 1.500 metri quadri in su), bisogna valutare che non vi siano spazi adeguati appunto nei detti centri storici, in modo da funzionare da richiamo per rivitalizzare queste aree cittadine: solo ove non vi fossero spazi, si potrebbero autorizzare al di fuori di tale perimetro. In tal senso erano arrivati anche i pareri dalla Regione e dunque l'allora giunta Piva aveva pubblicato, a giugno, un bando nel quale venivano invitati i proprietari di aree, terreni e immobili degradati in città, a fare domanda di essere inseriti come tali nei piani urbanistici di Rovigo.
Il bando riguardava tutto il territorio comunale, una sorta di indagine conoscitiva che avrebbe poi permesso di valutare e identificare queste aree degradate da recuperare sia nel centro, che fuori.
Alla scadenza del bando sono arrivate dodici domande, non molte, e solo una di queste si trova all'interno del centro storico. Il che sarebbe una conferma che strutture e terreni di questo tipo nel cuore della città praticamente non ve ne sono, perlomeno quando si tratta di proprietà private. Dal bando erano escluse quelle pubbliche, che siano statali, regionali, provinciali o del Comune: si pensi, per esempio, a piazzale Di Vittorio (ma ampiamente insufficiente per progetti tipo Decathlon) che peraltro è già nel piano delle alienazioni. Anzi, vi è da anni senza essere stato ceduto, si vedrà con il nuovo bilancio che il commissario prefettizio dovrà approvare, se partirà l'asta.
Se l'esiguità delle risposte giunte in municipio è un aspetto, l'altro è che dalla scadenza del bando, a fine giugno, nulla si è mosso. Le dodici domande arrivate non sono state nemmeno aperte all'Urbanistica, perché non è stato costituito il tavolo tecnico previsto.
Sempre nel rispetto delle procedure, doveva nascere un organismo di valutazione composto dai dirigenti comunali all'Urbanistica, al Commercio e alla Sicurezza, e dai rappresentanti di Ascom e Confesercenti. In questa direzione andava una delle ultime delibere della giunta, datata 10 luglio, proprio per avviare l'iter di costituzione di questo tavolo. Meno di una decina di giorni dopo l'amministrazione è caduta ed è arrivato il commissario, però tutto è rimasto fermo, anche se la delibera mirava a creare velocemente questo “ufficio” perché entro un mese desse già un responso sulla materia.
Il tavolo dovrebbero dare, insomma, i pareri per definire poi anche politicamente gli indirizzi strategici sul futuro della città, che di solito non fanno parte del lavoro di un commissario. In ogni caso, l'organismo che si poteva allestire per portarsi avanti, non è nato. Tutto è fermo, comprese le possibilità di sviluppo del capoluogo, che attende anche il Piano degli interventi, il nuovo strumento urbanistico della città: c'è da aspettare la futura amministrazione e per farlo ci vorrà almeno un ulteriore anno. Vale a dire che ne saranno passati dieci dall'inizio del percorso del Pat, quello che era stato definito uno strumento più veloce e flessibile del vecchio Prg. I tempi si stanno eguagliando.
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