Bovini "gonfiati" Il Nas ha sequestrato due allevamenti

Sabato 1 Novembre 2014
Un sequestro a Castelguglielmo, l'altro ad Arquà Polesine eseguiti dai carabinieri del Nas negli allevamenti riconducibili a Enrico Menesello, 50 anni, di Pernumia, Padova. Questo il risultato della trasferta in Polesine dei carabinieri del Nucleo anti sosfisticazione del comando di Cremona, disposta dalla Procura di Brescia che sta lavorando a un gigantesco traffico illecito di farmaci per fare aumentare le «prestazioni» dei bovini da latte. Trattandoli in questa maniera sarebbe stato possibile incrementare la produzione sino al 20%.
Imponenti i risultati conseguiti con questa tornata di accertamenti: 16 allevamenti sequestrati in varie province di tutta Italia, da Bergamo a Verona, con oltre 4mila capi di bestiame sequestrati, 80mila litri di latte ai quali sono stati apposti i sigilli, così come a centinaia e centinaia di confenzioni di farmaci veterinari. Beni per un valore complessivo stimato in 30 milioni circa di euro. Un quadro nel quale il Polesine entra, ma sino a un certo punto.
La terra tra i due fiumi infatti si distingue nettamente dall'ipotesi investigativa principale. I Nas non sono arrivati qui per problematiche legate al latte. A quanto trapela degli accertamenti nel corso delle intercettazioni telefoniche che vedevano gli inquirenti alle prese con il «doping da latte» è emerso un secondo filone. Tutto polesano. Riguardante non i bovini da latte, ma quelli da ingrasso. O, per dirla brutalmente ma chiaramente, da macello. In questo caso allora il trattamento con i farmaci avrebbe avuto lo scopo di aumentare il peso dell'animale, portando così al massimo livello la quantità di carne che è possibile ricavare da ogni esemplare. Il tutto, ovviamente, per aumentare il guadagno che è possibile trarne. Pare che a questo scopo venissero impiegati farmaci provenienti dalla Spagna, non utilizzati in maniera consona alle prescrizioni di legge.
Anche la procedura seguita dagli investigatori nel corso degli accessi è stata quindi peculiare. Laddove in tutti gli altri allevamenti visitati i carabinieri hanno infatti prelevato campioni di latte per inviarli alle Ulss di competenza per le analisi di rito, ad Arquà Polesine e a Castelguglielmo il lavoro è stato diverso. Qui i campioni hanno riguardato il sangue e le urine degli animali. Evidentemente allo scopo di capire se e a quali trattamenti farmacologici fossero stati sottoposti. Prelevati anche campioni di pelo, pure questi ritenuti utili a questo fine. Per conoscere i risultati delle analisi sarà necessario un pò di tempo. Come detto comunque il versante polesano dell'inchiesta appare abbastanza a sè stante rispetto al corpus dell'indagine principale. Quest'ultima è stata portata avanti dalla Procura di Brescia a partire dal mese di aprile. Gli inquirenti hanno lavorato all'ipotesi di un vasto traffico illecito di farmaci privi di prescrizioni e introdotti illegalmente in Italia, utili a fare lievitare sino al 20% la quantità di latte che ogni animale poteva produrre. Gli indagati, secondo le prime indiscrezioni, sarebbero oltre una ventina.
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