Nuova sede Archivio di Stato Trattative rotte e scia di veleni

Sabato 4 Ottobre 2014
Le trattative per la nuova sede dell'Archivio di Stato si sono rotte lasciandosi dietro una scia di polemiche, anche velenose, mentre il patrimonio storico della città resta in "esilio" in un magazzino di Mestre. A sfogarsi è Felice Lasalvia Di Clemente, presidente di Aquazzurra Srl, la società proprietaria del condominio Punto Cardinale di piazza Costantini, a Pordenone. L'immobile, che ormai tutti conoscono come l'ecomostro, era stato individuato per la nuova sede dell'Archivio di Stato. Lasalvia preferisce mantenerlo sfitto, piuttosto che sottostare a «pretese assolutamente inaccettabili come imprenditore e cittadino, indecenti e immorali, degne - scrive in una nota diffusa ieri - del più bieco strozzino», che in questo caso sarebbe lo Stato italiano e l'Agenzia del Demanio.
L'imprenditore ha deciso di non affittare all'Archivio di Stato il primo piano dell'Ecomostro. Per i 1.000 mq. di superficie Lasalvia aveva offerto un canone di 59 mila euro l'anno: praticamente il doppio della superficie ora occupata dall'Archivio in via Montereale, per 14 mila euro in più rispetto all'attuale affitto. Una proposta ghiotta per un immobile nuovo, già pensato per accogliere un archivio (doveva essere quello Notarile), con solai rinforzati e impianti di sicurezza idonei.
Insomma, una soluzione perfetta che aveva entusiasmato l'ufficio pordenonese dell'Archivio di Stato e la Direzione generale archivi. Lo stesso Demanio l'aveva ritenuta congrua, ma poi ha chiesto di ribassare del 15% la proposta economica, in applicazione della legge del 2012 per la Spending Review, pre-condizione per poter rilasciare il nulla osta e aprire la trattativa.
«Spinti dalla perdurante crisi, due anni fa si decise di proporre un canone stracciatissimo, al di sotto del 2,30% del valore del bene - spiega l'imprenditore - Ora il Demanio ci richiede una ulteriore riduzione del 15%. Il nostro Stato, quindi, vorrebbe pagare un canone rappresentativo dell'1,94% del valore del bene in assoluta contraddizione con quanto pretende siano i parametri dei valori da applicare ai contratti di beni immobili tra privati. Infatti, il fisco non ritiene congrui i canoni per uffici che siano inferiori al 5%».
«Purtroppo siamo noi i primi ad essere dispiaciuti - ha commentato Luisa Villotta, direttrice dell'Archivio di Stato di Pordenone - avremmo voluto riportare a Pordenone i documenti che ora si trovano a Mestre e quelli conservati in un deposito esterno. Invece ci troviamo a ricominciare da capo, a fine mese indiremo una nuova indagine di mercato per trovare un nuovo affittuario. Avevamo ricevuto altre offerte, anche inferiori, vedremo chi risponderà». La direttrice comprende Lasalvia, ma ricorda che che gli Enti dello Stato sono tenuti ad operare a norma di legge. «Noi abbiamo le mani legate».
Quanto alle accuse di Lasalvia circa delle condizioni contrattuali troppo vincolanti (tra cui il posticipo del pagamento a sei mesi e la disdetta senza anticipo), Luisa Villotta spiega che «la società ci ha richiesto una bozza di contratto. Abbiamo inviato un modello solo esemplificativo e in via informale. Tutte le condizioni di quel modello potevano essere ridiscusse in fase di trattativa, che non avevamo ancora avviato proprio perché non c'era il nulla osta».
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci