Suo padre fu una delle vittime nel tragico rogo della Befana

Sabato 28 Febbraio 2015
5 gennaio 1998. Il falò all'ex Verbiti, in via Forcellini, è una lunga tradizione. Una festa per i piccoli diventata, anno dopo anno, festa per i grandi, un pretesto per stare insieme, stringersi al chiarore del fuoco e chiudere definitivamente il lungo periodo di Natale.
Quattro taniche di benzina e gasolio vengono sversate su un'enorme piramide di legno alta cinque metri. Benzina e gasolio evaporano, ma la temperatura è rigida e i gas non si disperdono, anzi. Quando qualcuno accende un fiammifero è il finimondo. La legna letteralmente esplode, scagliando schegge letali ovunque. Una vecchia porta, che doveva bruciare assieme all'altra legna, è scaraventata a una ventina di metri di distanza. Il boato danneggia perfino la cinta di recinzione: subito dietro il cortile, in piedi resta solo un palo di cemento.
Al pronto soccorso, quella notte, è un continuo viavai. Tanta gente sotto choc, volti bianchi, chiazze di sangue sui vestiti. Una barella viene coperta con un lenzuolo: Massimo Paulon, 32 anni, di Villamarzana, nel Rodigino, non ce l'ha fatta. Lavorava come cuoco al collegio. Graziano Debellini, leader di Cl, ha lo sguardo perso: Massimo era suo cognato. Una bambina ha la milza spappolata. Giulia Vianello, 7 anni, non ce la farà: morirà dopo due giorni. Un altro giovane è stato intubato: qualcosa schizzato dalla catasta di legna gli si è conficcato in testa. Nel reparto di Pediatria le stesse scene. Le stesse facce incredule, la stessa ansia per i tanti piccoli colpiti dal rogo impazzito. Un pullman con una quarantina di bambini sarebbe dovuto arrivare al collegio in tempo per il falò. Ma un guasto l'ha fatto ritardare: i ragazzi sono arrivati quando tutto era già successo. Tra i feriti più gravi anche Gino Gatti, 42 anni, fondatore del Movimento popolare, Guido Ferrari, operaio, don Lucio Guizzo, assistente spirituale di Cl a Padova.
Alcuni di loro, ancora oggi, portano evidenti i segni di quella tragedia.

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