Riciclavano esplosivo dagli ordigni di guerra

Martedì 3 Marzo 2015
Sono stati trovati con decine di chili di materiale esplosivo ad alto potenziale, con ogni probabilità pronto da vendere sul mercato nero a bande di malviventi. Lo ottenevano "riciclando" ordigni bellici, in particolare proiettili da cannone della prima guerra mondiale. È l'accusa con la quale sono finiti in carcere due insospettabili, il dipendente di una ditta di Camponogara specializzata nel recupero di materiale da guerra, Silvio Baldan, e un impresario edile di Piove di Sacco, Stefano Sambin, entrambi incensurati. Sono stati arrestati per detenzione illegale di esplosivi, ordigni bellici e munizioni. Uno avrebbe fornito la "materia prima", l'altro era in grando di estrarla. Tre persone sono state denunciate a piede libero.
L'esplosivo sequestrato è "ecrasite": simile al tritolo, ma più potente, si presenta a piccole scaglie giallo ocra e ne basta la punta di un cucchiaino per fare già un bel botto. Secondo gli inquirenti era destinato alla criminalità organizzata locale, in particolare le bande degli assalti ai bancomat. Un sequestro inusuale e importante, visto che negli ultimi "colpi" i malviventi tendono a preferire gli esplosivi alla bombola di acetilene.
I carabinieri della Compagnia di Piove di Sacco, al comando del capitano Enrico Zampolli, da tempo sapevano che negli ambienti della malavita si parlava di un "tecnico" in grado di ricavare materiale esplosivo da vecchi ordigni. L'operazione è partita la mattina di venerdì scorso, a Pontelongo. Nella casa del cinquantunenne B.M. i militari hanno scoperto un proiettile d'artiglieria della Grande Guerra e 19 munizioni di diverso calibro. Poco dopo, è stata perquisita l'abitazione di un trentunenne, M.N., anche lui di Pontelongo, trovato con un proiettile da contraerea, sempre del primo conflitto mondiale. I due sono stati denunciati per detenzione abusiva di munizionamento.
A quel punto i militari della stazione di Piove di Sacco hanno risalito la "filiera" arrivando a casa di Stefano Sambin, il quarantunenne impresario edile residente ad Arzerello. Durante la perquisizione, in un container dietro l'abitazione di via Montegrappa, hanno scovato 11 chili e 36 grammi della micidiale ecrasite, già estratta da due proiettili da cannone di 149 e 110 millimetri, sempre della Prima Guerra, un detonatore artigianale (indispensabile per innescare l'ecrasite), due granate (una ancora attiva), due baionette e 57 cartucce. Le indagini hanno appurato che l'artigiano Sambin, insieme a un cinquantaduenne di Cavarzere, S.G., poi denunciato per concorso in detenzione di esplosivo, aveva ricavato l'ecrasite tagliando i due proiettili con una sega a raffredamento ad acqua. Un'operazione, a detta degli esperti, altamente pericolosa, tale da provocare in caso di errore una detonazione di notevole entità a pochi metri dalle abitazioni, compresa quella dove Sambin vive con la famiglia. Sarebbe dunque lui il tecnico specializzato nel difficile recupero di esplosivo.
Ma gli ordigni da dove vengono? A procurarli sarebbe stato Silvio Baldan, addetto proprio al recupero di materiale bellico, dipendente di una ditta di Camponogara, totalmente etranea ai fatti e regolarmente autorizzata al prelevamento e alla gestione di oggetti bellici soprattutto per conto di enti pubblici. Nel corso di una perquisizione Baldan è stato trovato in possesso un proiettile da cannone di 149 millimetri, del peso di oltre 37 chili, tra involucro esterno ed esplosivo: sempre del conflitto '15-18, ma ancora attivo.
Le indagini proseguono, coordinate dai pubblici ministeri Daniela Randolo e Giorgio Gava delle Procure di Padova e di Venezia. Indispensabile capire a chi fossero realmente destinati tutti quei chili di esplosivo. È esclusa la finalità terroristica.

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