La gioia di Parlato: «Noi i più forti, il merito è di tutti»

Lunedì 20 Aprile 2015
«Da padovano adottato provo un enorme piacere, sono emozionato e contento. Ho cercato fino alla fine di non mollare mai un po' per il bene di tutti, ce l'abbiamo fatta. Grazie a tutti».
La partita è finita da pochi istanti e Carmine Parlato esprime così a caldo in mezzo al campo la sua gioia prima di essere strappato via dai tifosi per essere portato in trionfo. Lo ritroviamo qualche minuto più tardi fuori dallo spogliatoio, inzuppato fracido. E indossa ancora l'immancabile giubbotto che l'ha accompagnato in panchina per quasi tutta la stagione. È la sua terza promozione dalla serie D alla Lega Pro, ma questa è quella più bella. «Direi di sì, c'erano molte più difficoltà», replica il tecnico, mentre alle sue spalle i giocatori cantano a squarcia gola «Ce ne andiamo in Lega Pro!». Il tecnico va avanti: «Devo essere sincero, devo ringraziare un po' tutti, l'ambiente, la stampa, è merito di tutte le componenti che ci sono state vicine. Abbiamo seguito l'onda dei tifosi per riportare il Padova dove volevamo, ce l'abbiamo fatta».
L'intervista si interrompe bruscamente perché i giocatori lavano con una secchiata d'acqua il tecnico, anche i cronisti sono presi di striscio. «È stata dura - riprende Parlato - ma con un gruppo del genere...». E giù ancora acqua. La forza di questo gruppo e di questa società? «L'umiltà, la passione e la professionalità. E i ragazzi non hanno mollato mai, ci hanno creduto sempre. E poi quando ci tieni alle cose, dai qualcosa in più. Non siamo andati in confusione: quando fai male nella tua città, ti senti ancora più colpevole. Noi siamo stati bravi anche a tenere le emozioni, a non andare oltre. Ma adesso dobbiamo ripeterlo, ce l'abbiamo fatta. Il Padova sta in una categoria che può essere una buona partenza per tornare nel calcio che gli compete veramente (serie B, ndr), ma è già tanto quello che abbiamo fatto».
Per uno come lei che ha giocato nel vecchio Padova e che vince con il nuovo Padova, è una soddisfazione ancora superiore? «Mi fa un piacere enorme. Non è stato facile e ho cercato di coinvolgere tutti nella professionalità e nel sapere gestire le emozioni fino alla fine. L'Altovicentino ha tenuto fino alle prime cinque giornate del girone di ritorno, poi ci siamo staccati e siamo stati più forti. Lo siamo stati sempre, l'unica cosa è che loro sono partiti a metà giugno e noi il 5 agosto, i ragazzi sono stati fantastici».
È la sua vittoria più bella in carriera? «È una vittoria che dice tanto, me la godo, nella mia città. La dedico a mia moglie che mi sta sempre vicino, ha gioito e sofferto». Lei, tra l'altro, è padovana. Quindi le ha fatto un regalo doppio. «Sì, sì, saranno contenti anche i miei suoceri, mia zia, i miei cognati e cognate. Sono in tanti e mi fa piacere anche per loro perché, al di là del fatto che ho giocato nei biancoscudati, ci tengono moltissimo al Padova e quindi c'era anche questo aspetto familiare che mi portavo dentro».
Venticinque vittorie e un girone di ritorno straordinario. «È vero, non è facile aver fatto questo cammino. Oggi il Legnago ci ha fatto la guerra come è giusto che sia dal primo minuto e siamo venuti a vincere. Bravi i ragazzi, bravi tutti».

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