È l'unico superstite dall'epurazione di Flavio Tosi, la purga che nel gennaio

Lunedì 9 Giugno 2014
È l'unico superstite dall'epurazione di Flavio Tosi, la purga che nel gennaio 2013 vide di fatto estromessa dalla gestione regionale del partito tutta la dirigenza. Ad eccezione di lui, Massimo Bitonci (considerato un "rivale" di Tosi, visto che nel 2012 si era candidato per la segreteria della Liga Veneta, venendo poi battuto di misura dall'altro candidato, appunto Tosi), che così si è potuto ricandidare, come capolista per il Senato, alle politiche dell'anno scorso.
Bitonci è forse il migliore esempio padovano di protoleghista di governo, insieme all'avvocato Luciano Gasperini, eletto senatore nel '96. Bitonci nel 1993, in piena Tangentopoli, sedeva già in Consiglio comunale a Cittadella, dove è stato vicesindaco dal 1994 al 2002, quando divenne primo cittadino, eletto a capo di liste civiche, battendo al ballottaggio (con il 50.9% dei suffragi) il candidato della Casa delle Libertà Stefano Svegliado. Fu poi rieletto sindaco il 28 maggio 2007 (con il 56.5%) al primo turno, appoggiato da Lega, An e altre civiche. Rimase sindaco fino al 7 maggio 2012. Parlamentare dal 2008, è capogruppo per la Lega Nord in Commissione Bilancio alla Camera dei Deputati e vicepresidente della Commissione bicamerale di controllo sulla Cassa depositi e prestiti. Si è dimesso recentemente da consigliere comunale di Cittadella, in vista delle elezioni al Comune di Padova.
La sua fama di "sindaco sceriffo" vanta più tentativi d'imitazione della Settimana enigmistica, plagi azzardati - anche da queste parti - più per sfruttare l'onda emotiva del momento che per convinzione. Lui no, lui ci crede davvero. Un esempio? Il riassunto del suo recente programma elettorale per Padova: mai più ghetti come via Anelli, via Cairoli e via Manara; no alla nuova moschea finanziata dal Comune; no al voto agli extracomunitari; regolamentazione aperture internet point, phone center e transfer money; maggiore tutela ai commercianti e artigiani; case popolari ai padovani; miglioramento della viabilità mediante realizzazione di una bretella parallela alla ss47 da Limena a Cittadella, completamento della statale n° 10, del Santo e Romea commerciale; tutela delle aree verdi del Brenta, della palude di Onara e del parco Colli; salvaguardia dei nostri ospedali e della Sanità Veneta; potenziamento dei Comandi Compagnia dei Carabinieri e delle altre forze dell'ordine.
Non sono solo parole. Nel 2011, Bitonci sindaco di Cittadella decise che nel centro storico e nelle frazioni non potevano aprire attività che servono kebab ed altre simili pietanze da asporto: «Non sono certamente alimenti - sosteneva - che fanno parte della nostra tradizione e della nostra identità, senza considerare che, nei luoghi dove se ne è permessa l'indiscriminata apertura, le amministrazioni comunali e i cittadini si sono pentiti amaramente».
L'ordinanza arrivava dopo la "madre" di tutte le contromisure anti-accattoni, che risale al 2007: negata la residenza a chi non ha un reddito annuo minimo (5 mila euro). Fu la prima ordinanza nel campo della sicurezza pubblica, ispiratrice del "decreto sicurezza" dell'allora ministro Roberto Maroni, leghista. L'ordinanza fu definita da più parti razzista e discriminatoria, oltre che illegale. Bitonci fu inquisito dalla magistratura di Padova che tuttavia, successivamente, archiviò il fascicolo. E la sua ordinanza è stata quindi adottata da almeno duecento altri Comuni, anche questi finiti inquisiti.
Nel 2011, pochi mesi dopo l'ordinanza anti-kebab, Bitonci varò un altro provvedimento, stavolta per arginare la prostituzione: un'ordinanza che prevede, oltre alle sanzioni amministrative e penali, la confisca del mezzo utilizzato da cliente e prostituta.
Il giornale inglese "The Indipendent" lo ha accusato di "razzismo e xenofobia". E dire che proprio lui è andato per due volte in Russia, e per due volte è tornato a casa con due bei bambini adottati. Due extracomunitari, insomma, in casa del simbolo della tolleranza zero. Troppo frettoloso, il tabloid inglese, troppo diverse la personalità e le sfaccettature di Bitonci.
Il nuovo sindaco di Padova è nato proprio a Padova il 24 giugno 1965. Si è laureato nel 1991 in Economia e commercio, e fa il commercialista e revisore contabile. Ha lavorato nella certificazione di bilancio a Padova alla Coopers & Lybrand, che adesso si chiama Pricewaterhouse Coopers. È stato per cinque anni amministratore dell'Ater di Padova. In passato, ha giocato a rugby, e ancora oggi partecipa a gare podistiche e maratone. «Di sicuro non sono un calciatore, anche se mio padre, fino a quando è mancato, nel '95, è stato dirigente nel gruppo Gabrielli (la società che controlla il Cittadella calcio, ndr) - ha detto -: fin da bambino ero sempre molto scarso, piedi quadrati... Così ho giocato per molti anni nella squadra locale di rugby, i Monsters, la mia passione».
Un Bitonci da mischia, ma sempre tranquillo. «La serenità dell'ambiente è fondamentale. Anche in politica, se c'è qualche questione la si discute internamente, poi, una volta "fuori", tutti si condivide insieme il progetto». Perchè per lui il gruppo è fondamentale, ma il lavoro ancora di più: «È il lavoro che fa la differenza».
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