Camorra e Mala del Brenta, incastrato l'intermediario

Sabato 31 Gennaio 2015
Mala del Brenta e Camorra, un connubio reso possibile da un uomo di 70 anni residente in un appartamento al quindicesimo piano del grattacielo che si affaccia sulla stazione ferroviaria. É lui che per 30 anni, secondo l'accusa, ha movimentato milioni e milioni di euro con lo scopo di riciclare denaro sporco per la mafia veneta e per quella Campana. Francesco Manzo, l'altro giorno, ha ricevuto la visita dei carabinieri del reparto operativo di Padova che, su disposizione della Procura distrettuale antimafia di Venezia, gli hanno notificato il provvedimento di sequestro preventivo di beni mobili e immobili per un totale di 130 milioni di euro a lui riconducibili e la denuncia per attribuzione fittizia di beni ed utilità. Manzo attribuiva in maniera del tutto falsa la titolarità delle quote sociali delle società, di beni mobili e immobili a terzi.
LE INDAGINI - Tutto è iniziato oltre tre anni e mezzo fa quando agli uomini dell'Arma, sotto il comando del tenente colonnello Francesco Rastelli, si sono mossi a seguito di una segnalazione dove Manzo veniva indicato come uno "strano" intermediario nell'acquisto di terreni e immobili. I carabinieri hanno subito notato che a fronte di una dichiarazione dei redditi annua di circa 10mila euro, Manzo aveva a disposizione una massa patrimoniale in netta contrapposizione con il suo stato di quasi nullatenente. I militari allora hanno iniziato a controllarlo e si sono accorti di alcuni suoi stretti rapporti con il clan "Loreto", attivo nella zona dell'agro nocerino-sarnese e articolazione della più vasta organizzazione criminale denominata "Nuova Famiglia", e con diversi esponenti di spicco dell'ex Mala del Brenta. Sette mesi fa poi i carabinieri sono riusciti a filmarlo, mentre nel suo ufficio di via Cile 14 riceveva dal figlio di 43 anni una mazzetta da 100mila euro suddivisa in tagli da 500 euro. I soldi sono finiti, come se nulla fosse, dentro a un cassetto. E il denaro Manzo, sempre secondo l'accusa, lo chiedeva alle banche attraverso il cosiddetto "castelletto bancario". In sostanza una persona o una società, in base al fatturato e alle fatture emesse ma non ancora incassate, accede a questo tipo di credito quando necessita di liquidità per le spese correnti. Quindi Manzo incassava denaro "pulito" e ripianava il debito con gli istituti di credito con soldi "sporchi". Ad accorgersi dell'escamotage è stata anche la Banca d'Italia, che ha segnalato subito ai carabinieri.
I SEQUESTRI - E così a Manzo sono stati sequestrati a titolo preventivo 350 unità immobiliari, 15 terreni, 1 castello a Ponte delle Alpi, 52 società per un valore di 1 milione e 450mila euro, 224 tra rapporti bancari e cassette di sicurezza, 52 auto e 9 tra scooter e moto. Totale 130milioni di euro.
CHI È - Francesco Manzo è nato a Nocera Inferiore il 29 settembre del 1944. Il 17 marzo del 1987 si è trasferito nel comune di Codevigo. Quindi il 7 settembre del 1992 è tornato a Nocera Inferiore ed è ritornato nuovamente a Padova il 22 gennaio del 2013 dove risiede in via Tommaseo 17. Sposato e padre di tre figli, tutti indagati come lui, ha diversi precedenti penali. Tra cui furto, truffa in concorso, associazione per delinquere, emissione di assegni a vuoto, sequestro di persona, falsità in scrittura privata, minacce a pubblico ufficiale, bancarotta fraudolenta e porto illegali di armi. Già sottoposto a regime di semilibertà, ha una segnalazione di polizia perchè ritenuto responsabile di avere preso parte a una associazione per delinquere finalizzata all'usura e all'esercizio abusivo dell'attività finanziaria. É stato più volte visto in compagnia di persone legate alla Camorra e di imprenditori veneti.

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