Allarme da Casa Priscilla: troppi i bimbi maltrattati

Venerdì 9 Ottobre 2015
I più piccoli hanno un anno e sono in prevalenza. I più grandi al massimo 12. Le loro storie sono tutte di grande sofferenza che nasce dal disagio sociale. Traumatizzati dentro, quindi, ma spesso anche maltrattati. Ma c'è un posto, gestito con amore da una suora di 76 anni con il cuore grande e gli occhi da ragazzina, dove un po' alla volta ritrovano la serenità.
A Casa Priscilla, la struttura di accoglienza di via Crescina per i minori in situazioni critiche, il lavoro negli ultimi mesi è aumentato. In modo significativo, perché è cresciuto in maniera inimmaginabile il numero dei piccini che vengono trattati male, o picchiati, all'interno delle famiglie, sia italiane che straniere. I dati forniti a fine estate dall'Ulss 16 parlavano di un bambino abusato ogni giorno e mezzo, e l'ambito delle violenze risulta essere prevalentemente familiare. Ed è in crescita pure il numero dei genitori che, perdendo il posto di lavoro per colpa della crisi, finiscono per litigare tra loro in maniera violenta davanti agli occhi dei figli che vengono traumatizzati e quindi hanno bisogno di trasferirsi momentaneamente in un contesto dove recuperare la serenità. Ecco, di questi casi da 29 anni si prende carico suor Miriam Parolin nella struttura "ponte" che lei gestisce assieme a cinque operatori e che ama definire "famiglia di accoglienza". Non indossa più la cuffia delle religiose, e neppure l'abito, ma preferisce stare in mezzo ai bambini vestita come loro, con i colori più sgargianti, proprio come una nonna con spirito giovanile, pronta a giocare e a raccontare favole.
In questo momento a Casa Priscilla ci sono una ventina bimbi romeni, moldavi, nigeriani e italiani, perfettamente integrati fra loro che condividono momenti di gioco. Alcuni sono in attesa dell'affido, o dell'adozione
Ogni giorno qualcuno suona il campanello della casetta nel quartiere Forcellini, diventata ormai insufficiente per gli spazi troppo esigui a fronte delle troppe drammatiche richieste. «Spesso è la gente che ci porta vestititi, oggetti, pannolini o borse con la spesa di cui abbiamo tanto bisogno - racconta suor Miriam -. Ma spessissimo sono invece i poliziotti che arrivano con un bambino che inviano a noi gli assistenti sociali del Comune. Oppure ragazze madri abbandonate che non sanno dove andare». Che cosa fate come primo intervento? «Cerchiamo innanzitutto di tranquillizzare i bambini e non è facile. Quasi sempre i primi giorni è difficilissimo addormentarli. Con tanta pazienza, un po' alla volta riusciamo a conquistare la loro fiducia e farli sentire come in famiglia. Poi il secondo fronte su cui ci misuriamo è quello delle mamme. Prima di tutto le ascoltiamo, perché di questo hanno bisogno appena arrivano: in tanti casi hanno subito violenze fisiche dai partner, in altri sono state abbandonate. Successivamente cerchiamo di inculcar loro che chi fa un figlio ha anche il dovere di crescerlo. Poi aiutiamo anche loro a riprendersi se hanno subito violenza e teniamo i loro bambini mentre vanno al lavoro, o in cerca di un'occupazione. Sempre, però, in cambio di una piccola offerta in denaro, che ci corrispondono nel momento in cui hanno un minimo di disponibilità. In questo modo le facciamo sentire maggiormente responsabili».
Ci sono bambini che mangiano e dormono a casa Priscilla, altri invece che rimangono soltanto durante il giorno e la notte tornano a casa. La struttura è accreditata per offrire questo tipo di servizio. «Purtroppo non possiamo dire sì a tutti - dice ancora la religiosa - perché non abbiamo più posti. Il numero dei bambini maltrattati aumenta. In certi momenti abbiamo anche problemi economici, ma io non mi perdo d'animo: vado davanti alla statua della Madonna e prego che ci aiuti. Andiamo avanti soprattutto grazie alla generosità della gente, che si manifesta, oltre che con le opfferte, anche in altri modi. Per esempio gli scout vengono ad aiutarci a sistemare il giardino».

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci