«A Padova la base dei nuovi "scafisti"»

Mercoledì 3 Settembre 2014
(...) che sui barconi arrivano a Lampedusa, o nella coste siciliane, e che poi vengono trasferiti appunto qui seguendo le procedure ufficiali. Ma una volta a Padova, sono i diretti interessati a organizzare la seconda fase del "tour" affidandosi a una rete di smistamento che pare proprio abbia messo solide radici all'ombra del Santo. Come confessano loro stessi con mezze frasi, pronunciate con la paura di perdere l'ultimo "passaggio" proprio alla vigilia della meta definitiva. Ma, soprattutto come confermano le notizie che arrivano dalla Germania, dove decine di tassisti e di semplici conducenti d'auto veneti nelle ultime ore sono stati arrestati con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, visto che, dietro compenso, con i loro mezzi avrebbero accompagnato oltre confine centinaia di stranieri, in particolare siriani. In carcere a fine luglio sono finiti anche due padovani, Fabio Forin, 30 anni, presidente della società sportiva Atletico 2000, residente in via Forcellini e conosciutissimo nella zona di Terranegra, e Marco Santi, cinquantunenne, abitante in via Gerardo: entrambi, bloccati a Roshenheim con 25 clandestini nell'abitacolo dei loro mezzi. Per la verità tutti e due sono già stati scarcerati e sono rientrati a casa: secondo i loro difensori, non erano a conoscenza della provenienza dei viaggiatori e sarebbero stati incaricati da un'altra ditta di effettuare i trasferimenti. È possibile, quindi, che dietro ci sia un'organizzazione vera e propria, di cui gli autisti potrebbero essere l'ultimo ignaro anello della catena. Certo è che, come hanno confessato i profughi ad alcuni volontari delle associazioni che operano a Padova, qualche mese fa il centro di reclutamento, e poi di smistamento verso il nord Europa, era a Milano, mentre adesso, "l'asse" si è spostato nel nordest, e in particolare a Padova, per dribblare i controlli pressanti che erano stati effettuati dalle forze dell'ordine in terra lombarda. E nella nostra città per i profughi che vogliono andarsene ci sarebbe più di un "tassista" da contattare pronto a partire con il suo carico di gente in cerca di un futuro.
Emblematico è l'ultimo caso, quello di Amin, 30 anni, arrivato dalla Siria alle 2,30 dell'altra notte al collegio "Leopardi" assieme ad altri due connazionali: nessuno dei tre sa una parola di italiano, però lasciando intendere di aspettare con il fiato sospeso quel veicolo, macchina o furgone non importà, che già stamane li accompagnerà a Milano e da lì poi in Germania. Il giovane siriano ha una storia drammatica nel suo recente passato, con i parenti sgozzati e un bambino piccolo rimasto nel Paese d'origine e che non vede l'ora di riabbracciare. «Voglio lavorare subito - racconta in arabo all'interprete - per mandare al più presto i soldi agli amici che devono portarmi mio figlio». Proveniente dalla Sicilia dov'era arrivato dopo una rocambolesca traversata in mare, nel cuore della notte ha fatto una doccia calda e ha indossato abiti puliti, come non accadeva da tempo. Con molta dignità ha ringraziato gli operatori che a colazione gli hanno servito un pasto caldo e offerto una sigaretta. Ma poi per il resto della giornata è rimasto in silenzio con gli occhi fissi a guardare lontano, in attesa dell'arrivo del "tassista".
Un altro testimone, un tunisino che vive in una struttura di accoglienza della periferia ha riferito di avere visto in piena notte alcuni profughi salire su dei pulmini dove c'erano già delle donne: dopo la partenza nessuno è più ritornato indietro. Pare che chi arriva a Padova, comunque, forse in virtù di un passaparola, abbia già i numeri di telefono da contattare per farsi accompagnare in Germania. «Sì conferma - un nordafricano - aspettiamo "la macchina" che ci porta via. Il treno? No, costa troppo». Anche se la tariffa degli "scafisti" su quattro ruote non sarebbe proprio low coast: circa 600 euro a passeggero.
Nicoletta Cozza

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci