«Vidi morire mio cognato, e adesso mio nipote: terribile»

Sabato 28 Febbraio 2015
(ab) «Un tragico destino, una nuova prova terribile per una famiglia già così pesantemente colpita».
Mormora qualche frase tra le lacrime Graziano Debellini, riferimento per i ciellini del nordest, ma in questo caso soprattutto zio di Alberto, il figlio della sorella di Graziano, Donatella, che si trovò vedova, diciassette anni fa, per lo scoppio del falò della befana, l'incidente più assurdo e macabro che si ricordi a Padova. Quel 6 gennaio 1998 l'esplosione e l'incendio fecero 40 feriti (alcuni anche molto gravi) e due morti: Giulia, di 7 anni, e Massimo Paulon, 32 anni, padre di Alberto e cognato di Debellini.
«Alberto - continua Debellini, ieri all'aeroporto per verificare i voli disponibili per il viaggio in Australia della sorella - era un ragazzo magnifico. L'avevo rivisto appena 15 giorni fa, quand'era tornato brevemente in Italia. Aveva studiato all'istituto alberghiero di Castelfranco, dove aveva conosciuto la sua compagna, Cristina. Lui voleva viaggiare, fare esperienze, conoscere il mondo. Era stato per un periodo a Dubai. Poi, insieme a Cristina, aveva scelto l'Australia, dove aveva trovato un ottimo posto di lavoro. Era chef, come il padre, del quale aveva voluto seguire le orme. E nello stesso ristorante di Melbourne dove aveva trovato il suo ruolo, aveva trovato lavoro anche Cristina, come cameriera. Lui ai fornelli, lei tra i tavoli: erano una coppia felice».
Debellini s'interrompe, sopraffatto dal dolore. «Abbiamo trovato molta solidarietà nell'ambasciata italiana in Australia, e sono in tantissimi, in queste ore, a dimostrarci vicinanza e affetto. Porteremo a casa Alberto, ovviamente, ma i tempi sembra non saranno brevissimi».
Diciassette anni fa, subito dopo l'esplosione del falò, il fondatore di Cl, don Luigi Giussani, inviò un messaggio alla comunità padovana: «C'è uno scopo misterioso di questa tragedia. Non ne possiamo capire la modalità, ma è un richiamo alla nostra conversione. Chiediamo innanzitutto che, attraverso la mediazione della Madonna, il Signore aiuti i nostri amici veneti. Lo scopo misterioso che sta in questa tragedia è, senza che possiamo capire la modalità con cui Dio sugli uomini agisce, un richiamo alla nostra conversione perchè ognuno di noi dia il suo apporto nella sua storia alla gloria di Cristo morto e risorto. Viviamo tutti insieme perciò il dolore di questo momento».
Oggi, probabilmente, il Gius non potrebbe che ripetere identiche parole.

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