«Verona ha tramato per scippare ExpoBici»

Sabato 7 Marzo 2015
Secondo Padovafiere il suo ex direttore generale mentre lavorava nel quartiere fieristico già a maggio 2014 tramava con la fiera di Verona per portare via il Salone delle Bici, uno dei gioielli dell'ente padovano. Lui risponde invece che, fiutando che di lì a poco sarebbe stato appiedato, si stava solo guardando intorno. E di organizzazione avrebbe parlato solo dopo il suo licenziamento avvenuto per motivi disciplinari il 2 ottobre.
Non è la solita lite fra management ma una guerra commerciale senza esclusione di colpi per assicurarsi gli espositori di uno dei Saloni più ambiti. Lo scorso anno qui furono 500 con 60mila visitatori. Padova lo riproporrà dal 19 al 21 settembre. Ma Verona ne farà uno gemello, una settimana prima, CosmoBike, curato appunto dall'ex direttore di Padovafiere Paolo Coin e tre persone dello staff licenziatesi volontariamente a fine ottobre.
L'ex direttore messo alla porta ha fatto causa a Padovafiere. Che in seguito, il 5 novembre, ha presentato denuncia nei suoi confronti alla polizia postale per accesso abusivo a sistema informatico e rivelazione di segreto professionale. Accusandolo insomma di essersi portato via il database degli espositori. La Procura di Venezia ha aperto un'inchiesta con tre indagati, Coin più due delle ex dipendenti. E su richiesta di Daniele Villa, nuovo amministratore delegato di Padovafiere per conto dei francesi di Gl Events, ha consegnato il dvd confezionato dagli inquirenti con le mail contenute nel computer sequestrato a casa di Coin, liberandole dal segreto istruttorio.
«Il quadro è davvero inquietante» ha esordito Villa. «Le mail confermano che Paolo Coin ha architettato il lancio di una manifestazione concorrente, a Verona, a partire già da maggio 2014, quando era ancora vincolato. Nelle mail con Diego Valsecchi direttore commerciale di Veronafiere parla senza mezzi termini di spostamento del prodotto fieristico su Verona».
E legge alcuni di questi scambi. Il primo fra Coin e i suoi avvocati il 29 maggio. "Mi sono visto a Fiera Verona. Evidenziato un reciproco interesse". Poi il 3 giugno da Valasecchi alla mail privata di Coin: "Fiera Verona sarà ben felice di collaborare con una persona della tua esperienza e professionalità". Ancora il 4 giugno. Coin a Valsecchi:"io sostengo la tesi che tu ed io non ci siamo incontrati". L'11 giugno Valsecchi a Coin: "Ciao Paolo, io condivido con te sulla linea del non incontro per ora è meglio stare sotto traccia". Infine il 27 giugno. Coin ai suoi avvocati. "... a meno che non possa dire sono direttore generale quindi mi concedano quel centinaio di giorni di ferie che avanzo. Loro si incazzano e mi lasciano a casa".
Per Villa «emerge un quadro ancor più grave dei sospetti sollevati dalla nostra denuncia. Il lancio di una manifestazione concorrente risulta essere l'esito di un piano sconcertante concepito già mesi prima e che ha visto la condivisione d'intenti di Veronafiere. Per questo attendiamo una risposta chiara dal presidente Riello che è anche presidente dell'Aefi, associazione esposizioni e fiere italiane. Ci aspettiamo un buon esempio e che la manifestazione sia bloccata». Coin ha potuto collaborare con Verona perché Padova non ha fatto valere, al licenziamento, il Patto di non concorrenza, di fatto "liberando" il manager. «Non è stata una svista - dichiara Villa - abbiamo pensato che rinunciando alla clausola l'avremmo aiutato a ricollocarsi. Una scelta etica, la nostra».

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