«Siamo pronti a fare ricorso e a disobbedire al sindaco»

Martedì 31 Marzo 2015
Stupore, sconcerto, rabbia. Kebab, negozi etnici e attività commerciali che gravitano attorno a piazzale Stazione, non hanno preso bene la notizia dell'imminente ordinanza di chiusura alle 20, annunciata proprio ieri da Massimo Bitonci. In molti fanno capire che il rischio è di ridurre drasticamente il fatturato, altri non temono di andare allo scontro frontale e annunciano ricorsi, altri ancora sono pronti alla presidente dell'Associazione commercianti del centro "disubbidienza civile". Insomma il dispositivo è destinato a far discutere. Shu, commerciante cinese che in via Cairoli gestisce il market "Cina - Africa", ordinanza o no, sembra intenzionato ad andare avanti per la sua strada: «Quando ho aperto, mi hanno detto che la chiusura era alle 21. Non vedo perché dovrei abbassare le saracinesche un'ora prima. Io continuerò a lavorare rispettando il vecchio orario. Punto». Decisamente preoccupato è invece Abul Hassan titolare di "Kebab e più" al civico 75 di corso del Popolo: «La sera noi lavoriamo soprattutto dalle 20 alle 22, anche se poi possiamo rimanere aperti fino alle 2 di notte. Farci chiudere alle 20 vuol dire crearci un danno economico pesantissimo. Noi siamo gente onesta che lavora e vorremmo continuare a farlo». «Nel nostro locale - aggiunge Hassan - non si servono neppure alcolici. Di conseguenza non si capisce in che modo contribuiamo al degrado della zona». Paradossalmente, 50 metri più avanti, nel kebab gestito da Hazara Gaat, l'atmosfera è completamente diversa. Rispetto al suo collega Hassan, Hazara ha nel suo locale qualche panca e una macchina del caffè. Di conseguenza la sua attività commerciale è considerata un bar e quindi non soggetta all'ordinanza. «Noi continuiamo a fare il nostro lavoro. Nonostante ci sia consentito di tenere aperto fino alle 2 di notte, a mezzanotte chiudiamo. Ci fa piacere che i bar rimangano fuori da questo provvedimento». Se ci si sposta in piazza De Gasperi, invece, gli animi un pò si agitano. Non esclude infatti di fare ricorso contro l'ordinanza Mamuna, commerciante bengalese che gestisce il market etnico Royal Exchange: «Alle 20 è troppo presto. Noi solitamente chiudiamo alle 21 e 30: se anticipiamo la chiusura rischiamo di perdere la maggior parte della clientela. Da noi viene solo gente per bene, che finisce di lavorare alle 19. Il tempo di andare a casa, farsi una doccia e rischiano di trovare il negozio chiuso». «I balordi, di solito, vanno dove trovano gli alcolici. È incredibile che il sindaco faccia chiudere noi e non i bar», rincara la dose. Più conciliante è invece Chen (di nazionalità cinese) responsabile del market Asia- Africa di piazza De Gasperi 53: «Solitamente noi chiudiamo alle 20 e 30. Questo anticipo, di sicuro non ci fa piacere. I nostro clienti abituali infatti arrivano tra le 19 e 30 e le 20. Detto questo, però, non possiamo fare altro che adeguarci all'ordinanza. Se il sindaco ha deciso di firmarla, avrà avuto i suoi buoni motivi». Non la pensa affatto così Alam Md Sardul titolare del kebab Adam di piazza Stazione 8: «In questo modo azzerano i nostri incassi serali. Noi lavoriamo soprattutto a pranzo e a cena. Se ci fanno chiudere alle 20 perdiamo gran parte del nostro fatturato. Se il Comune non ritornerà sui suoi passi, siamo pronti a fare ricorso».
E le categorie economiche come hanno reagito? Entusiasta è Massimiliano Pellizzari, presidente dell'Associazione commercianti del centro. «Due anni fa avevamo presentato in Comune una raccolta di firme chiedendo proprio questo, ma il nostro appello non era stato ascoltato. Ora, quindi, non possiamo che vedere con favore il provvedimento». Decisamente più prudente il presidente dell'Ascom Patrizio Bertin: «Lo spirito dell'ordinanza è condivisibile. Non bisogna però rischiare di fare di ogni erba un fascio. Il dispositivo deve valere solamente per i locali che danno problemi, non per gli altri. La chiusura generalizzata dei locali, rischia poi di desertificate la sera l'area della Stazione».

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