«Ora viviamo nella paura Siamo zingari, ma onesti»

Martedì 9 Dicembre 2014
Appena arrivato i poliziotti e i vigili del fuoco, i nomadi si avvicinano. Non hanno dubbi: «È stato un raid razzista contro di noi». I sinti raccontano di aver visto un furgone bianco fermarsi. Poi sono scesi alcuni ragazzi e hanno appiccato le fiamme. E quel furgone bianco, hanno raccontato ancora i nomadi, è da alcuni giorni che si vede girare attorno al campo. Compreso sabato sera quando è stato incendiato un cassonetto poco distante da lì.
Nel campo di via Bassette vive la famiglia di Elvis Seferovic. Ieri dopo che l'incendio era stato spento, giovani, bambini, donne e uomini erano sul cancello del campo a parlare della loro rabbia e della paura per loro e soprattutto per i loro figli. «Fatalità in due giorni di fila è passato un furgone bianco con dei ragazzi e poi è scoppiato il fuoco - commenta un giovane mentre le voci si accavallano -, abbiamo sentito dire in televisione che ci sono persone pronte a darci fuoco anche se poi finiscono in galera. Però nessuno viene qui a minacciarci di persona perché ha paura». «Qualche volta urlano dalla strada - aggiunge una delle donne - che noi non siamo italiani, che ammazziamo i loro bambini. Noi siamo zingari e vogliamo bene ai nostri bambini, vergognatevi voi. Abbiamo avuto tanta paura del fuoco di rifiuti, rifiuti che non sono nostri».
Poi dicono che non vogliono più parlare, imprecano contro il sindaco Massimo Bitonci che fomenta l'odio verso di loro. A spiegare le loro ragioni ci pensa quindi Hanca, la moglie di Elvis Seferovic, attorniata da figli, nuore e nipoti. «Zanonato era un bravo sindaco, era oro, ci ha dato spazio, ci mandava la ghiaia per il campo, ci aiutava. Avevamo l'elettricità ed il resto, con Bitonci abbiamo dovuto fare l'allacciamento con l'Enel e pagare le bollette. Zanonato, Carrai e Rossi venivano qui a bere caffè. Ivo è venuto in campagna elettorale, ci ha rassicurati, ci ha detto "dai ragazzi, pulite un pò è mandate i bambini a scuola". Noi non abbiamo mai fatto nulla, è la gente c'è l'ha con noi. Adesso stiamo pulendo, ma vengono a buttarci i rifiuti. Veniamo dalla Yougoslavia, ci sono stati 7 anni di guerra ma nessuno ci ha trattato male, nessuno toccava i bambini. Bitonci invece ce li vuole togliere, ma i nostri figli nella maggior parte sono nati qui e hanno passaporto italiano». «Noi lavoriamo col ferro, siamo in regola con la partita Iva ma le persone dicono che gli zingari sono tutti ladri, gli altri non so ma noi no - chiude uno degli uomini -. Non siamo animali, il nostro capitale sono i bambini. Raccontate le cose giuste altrimenti la prossima volta non vi faremo più entrare qui. Noi siamo zingari tranquilli, ma se uno venisse qui a creare problemi, da qui non uscirebbe».

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