«Ebola, serve una risposta a livello mondiale»

Domenica 26 Ottobre 2014
(L.M.) «Ad oggi non siamo in grado di capire come si svilupperà l'epidemia di Ebola ma non credo sia stato raggiunto il picco massimo, ci sono 460 nuovi casi a settimana solo nelle nostre 6 strutture distribuite tra Guinea, Liberia e Sierra Leone - afferma Stefano Zannini direttore di Supporto alle operazioni di Medici Senza Frontiere - Ci sono nuovi casi sospetti anche in Mali, dove abbiamo inviato i nostri medici ed esiste il rischio di coinvolgimento di altri paesi».
Zannini è intervenuto ad un incontro organizzato dall'istituto superiore Ruzza sul tema Ebola, insieme alla dottoressa Laura De Paoli rientrata recentemente dalla Guinea. «Storicamente le epidemie di Ebola si sviluppano nei villaggi isolati nella foresta, per la prima volta invece hanno colpito le tre capitali e altri grossi centri - continua Zannini - In questo ci sono grosse responsabilità dell'Organizzazione mondiale della sanità, che prima ha negato la portata dell'epidemia e ora interviene, ma troppo tardivamente. Ci sono azioni in atto da parte di Usa, Cuba, Gran Bretagna, Francia e Cina che stanno inviando strutture, personale e denaro. Stride il fatto che di fronte ad un'emergenza mondiale non ci sia una risposta mondiale».
Il direttore sottolinea come siano importanti i controlli dei viaggiatori in partenza da aeroporti africani ma soprattutto quelli all'arrivo negli scali europei. «I viaggiatori dovrebbero essere controllati per 21 giorni dal loro arrivo, il tempo di incubazione della malattia - spiega - Dovrebbero rimanere a 4 ore di distanza da un ospedale in grado di affrontare questa emergenza, tra questi anche quello di Padova. Il contagio avviene quando la persona portatrice del virus accusa i primi sintomi, fondamentale la tempestività dell'intervento». De Paoli parla di aumento esponenziale dei malati. «Avevamo avuto una pausa e l'epidemia sembrava fermarsi, invece si è riaccesa con decine di ricoveri al giorno. Si tratta di un virus imprevedibile, ma la possibilità che arrivi in Italia con gli immigrati dei barconi è solo teorica».

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