Tsipras ora cerca l'accordo

Martedì 7 Luglio 2015
Alexis Tsipras si prepara a volare a Bruxelles con una nuova proposta di accordo. Ma più che la nuova proposta porta in dono, ai diffidenti partner europei, la testa di Yanis Varoufakis, il falco, il ministro delle Finanze detestato a Berlino e in altre capitali. La notizia arriva all'alba con un tweet vergato in inglese dall'agnello sacrificale: «No more minister», non sono più ministro. Ufficialmente una scelta sua, in realtà una decisione caldeggiata proprio da Tsipras in una lunga riunione notturna: «Parlando con Alexis» dice Varoufakis «ho capito che la mia presenza all'Eurogruppo potrebbe essere d'intralcio».
Il falco se ne va da eroe. Sulla sua motocicletta viene fermato ai semafori da gente che si complimenta: «Se ha vinto il no è merito tuo». Lui ci aggiunge un carico di retorica: «Mi porto addosso con orgoglio il disprezzo dei creditori internazionali nei miei confronti. Noi della sinistra non siamo interessati ai privilegi delle cariche». Lo sostituisce – pro tempore - Efklidis Tsakalotos, attuale vice ministro degli Esteri che ha guidato la delegazione greca negli ultimi incontri con Bruxelles.
Il «sacrificio» di Varoufakis è un segnale di disponibilità al dialogo, un ramoscello d'ulivo portato al tavolo delle trattative. Tsipras vuole far capire che la Grecia è pronta a placare il clima di scontro inaspritosi nelle ultime settimane. Tsakalotos, il nuovo ministro, ha fama di essere uomo malleabile che coltiva l'arte delle mediazione. Resta da capire se questo cambio in corsa potrà bastare per ammorbidire le asprezze mostrate dagli altri leader europei.
Il premier greco ha passato la nottata a discutere con i ministri del proprio governo. Poche ore di sono e poi di nuovo una maratona di incontri, riunioni, telefonate. Vuole sedersi al tavolo europeo col maggior numero di armi a disposizione. Una, appunto, è il sofferto allontanamento di Varoufakis. Un'altra la porta a casa al termine di una riunione fiume col presidente della Repubblica e cinque partiti greci: due della maggioranza (Syriza e gli Indipendenti di destra), tre dell'opposizione, i socialisti del Pasok, Nuova Democrazia e Potami. Insieme firmano un documento per chiedere alla Bce di ripristinare da subito la liquidità di emergenza per le banche greche in modo da poter chiudere entro mercoledì il «razionamento del contante» che da una settimana obbliga i greci a prelevare un massimo di 60 euro al giorno.
La mossa di Tsipras è chiara: vuole far capire che il referendum non ha diviso ma ha compattato le forze politiche elleniche, comprese quelle dell'opposizione. La sua intenzione, secondo voci interne al governo, sarebbe addirittura di inserire un membro di ogni partito nella delegazione che dovrà discutere col resto d'Europa un possibile accordo che scongiuri l'uscita della Grecia dal circuito della moneta unica. Alla riunione dell'Eurogruppo convocata per questo pomeriggio il leader di Syriza si presenterà con una nuova bozza di accordo in mano. Fa trapelare ottimismo, sostiene che le sue proposte consentiranno al proprio Paese di uscire dalla spirale di austerità e all'Europa di avere garanzie sull'attuazione delle riforme necessarie per raddrizzare l'economia greca, ridurre i privilegi, snellire le burocrazie. Anche se non pare che la sua bozza di accordo sia molto diversa da quella già bocciata nelle scorse settimane dagli altri Paesi dell'Unione. Malgrado questo, si sente in grado di spezzare il muro della diffidenza, anche perché si sente più forte, e non solo per il mandato che gli elettori gli hanno dato con il «no» al referendum. Fra una riunione e l'altra è riuscito a fare una lunga telefonata con Putin: sa che l'ipotesi di una Grecia pronta a passare sotto l'ala protettrice di Mosca è intollerabile per Bruxelles.
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