Candidati impresentabili: c'è De Luca, scontro nel Pd

Sabato 30 Maggio 2015
Alcuni hanno volti un po' così: ma la fisiognomica non prevede condanne politiche. Altri hanno storie come questa di Carmela Grimaldi, in corsa in Campania con la lista vicina a Nick 'o 'mericano (il forzista Nicola Cosentino, attualmente in carcere) ma a sostegno del centrosinistra di De Luca: fu inquisita in qualità di assistente sociale per avere assistito la moglie di un boss. E poi è stata prosciolta. Oppure ecco, nella black list tardiva e pasticciata dei 17 impresentabili da lettera scarlatta in queste elezioni regionali, letta dalla presidente dell'Anti-mafia, Rosy Bindi, all'ora di pranzo e mentre tutti già la bersagliano («Inquisitrice!»), Biagio Iacolare, centrista campano, vuole denunciare lei (la quale: «Ma non ho fatto tutto da sola») e i suoi commissari perchè sostiene di essere uscito «pulito, anzi pulitissimo» dal procedimento per «trasferimento fraudolento di valori». E dopo breve verifica il suo nome appena inserito viene depennato con tante scuse, ed è subito sottrazione: da 17 a 16 i (presunti) malamente. Non si sa se ridere o piangere di fronte allo spettacolo del venerdì nero di Rosy alle prese con questioni morali e anche di privacy scivolosissime che andrebbero maneggiate con cura e senza furia.
I BIG - I pesi massimi, tra i meno di venti impresentabili su 4.000 candidati e distribuiti dall'Anti-mafia con il bilancino del Cencelli tra destra e sinistra e tutti in Campania e in Puglia, sono Vincenzo De Luca e Lady Mastella. Uno di là e uno di qua, politicamente parlando. Il possibile governatore campano vede il suo cognome piazzato al quinto posto nella classifica dei brutti ceffi e pronunciato in diretta dalla Bindi, mentre sta pasteggiando. E va su tutte le furie: «Mi trattano come Totò Riina solo per aggredire Renzi». E dunque? «Faccio partire subito la querela contro questa signora. E la sfido a un dibattito pubblico, entro la mattinata di sabato, per poterla sbugiardare e dimostrare che l'unica impresentabile è lei!». E Sandra Mastella? «Io? Nella lista nera io? Ma so' pazzi!». Poi: «Ho solo assoluzioni. E non sono presentabile, sono presentabilissima!». Ma a lei e a tutti gli altri che stanno subito inondando di ricorsi, denunce, fulmini e saette l'Anti-mafia - compreso Clemente Mastella in qualità di marito: «Si dimetta la Bindi, questa teologa della moralità che combatteva nella Dc il limite di tre mandati parlamentari e poi ne ha fatti più del triplo» - Rosy la Pasionaria ribatte così: «Saremmo stati inadempienti, se non avessimo fatto questa lista». Eppure, questa è la prima volta - come assicurano sia giuristi quali Stefano Ceccanti sia membri dissenzienti dell'Anti-mafia, come il socialista e garantista Enrico Buemi - che viene stilato un simile elenco dei brutti, sporchi e cattivi. In passato, questo tipo di screening si è fatto sempre dopo le elezioni e non sulla soglia d'ingresso delle cabine elettorali. Dal punto di vista del Cencelli, la bad company è così popolata: 4 pugliesi (due sostengono il candidato governatore fittiano, Schittulli, uno il democrat Emiliano e uno la berlusconiana Poli Bortone) e 13, poi diventati 12, campani: e 9 di questi stanno con Caldoro, 4 con De Luca e questi ultimi sono meno degli altri ma la presenza del nome del candidato presidente dem equilibra lo squilibrio. Mentre il Pd ai suoi massimi vertici (Renzi e Giglio Magico, arciconvinti che la Bindi voglia far perdere il loro partito domenica prossima) è furioso con la collega traslocata dal magistero di Dossetti all'appoggio datole da Brunetta (Luigi Zanda: «Dall'Anti-mafia pura barbarie politica»), nel sottobosco dei veri o presunti raccoglitori di voti clientelari si vivono situazioni come questa. Fabio Ladisa, in corsa in Puglia con Emiliano presidente: «Fui denunciato per furto di assegno nel 2011, ancora aspetto il giudizio ma vi assicuro che ho un unico neo: ogni tanto lascio la macchina in doppia fila».
IL CORTO CIRCUITO - La baraonda che si è scatenata, questo corto-circuito tra morale e politica a poche ore dall'apertura delle cabine elettorali e del voto in cui comunque gli impresentabili saranno votabili, produce la gioia grillina («Siamo gli unici senza mascalzoni in lista») ma rischia di avere anche l'effetto boomerang e chissà se i peones impresentabili ma presentati non prenderanno più voti del previsto per effetto di questa pubblicità istituzionale. De Luca crede che andrà così: «Manderò alla Bindi un ringraziamento per i centomila voti che mi fa guadagnare». E comunque che il cedimento del Pd alla candidatura dell'ex sindaco di Salerno avrebbe prodotto sfracelli (il prossimo sarà la sospensione di De Luca se vince a Napoli) lo sapevano tutti. La sorpresa è il suo inserimento non a causa della condanna per abuso d'ufficio ma per la «concussione continuata» di cui è imputato (prossima udienza il 23 giugno 2015) e comunque Vicienz' è Vicienz' e dice così: «Si tratta dell'assunzione di operai e lo rifarei cento volte». E del resto, De Luca dixit: «Un amministratore pubblico che non ha almeno un avviso di garanzia è una chiavica!».
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