Padre omicida in lacrime davanti
al giudice: «Così ho ucciso mio figlio»

Sabato 22 Febbraio 2014 di Gianluca Amadori
Guerrino Minto e il figlio Alessandro
CAMPAGNA LUPIA - Sarà processato con rito abbreviato Guerrino Minto, il settantenne ex-agricoltore di Campagna Lupia accusato di omicidio volontario aggravato per aver ucciso con una coltellata al cuore il Alessandro, di 21 anni, a conclusione di un furibondo litigio avvenuto poco dopo mezzogiorno dello scorso 26 luglio.



L’udienza si è aperta ieri mattina, davanti al gup di Venezia Roberta Marchiori, con una lunga dichiarazione spontanea dell’imputato. Minto ha parlato per quasi due ore fornendo la propria versione su quanto è accaduto nell’abitazione da lui condivisa con il figlio, al civico 37 di via 1. Maggio. Il settantenne, assistito dall’avvocato Giorgio Pietramala, è scoppiato più volte a piangere nel ricordare quei drammatici momenti. Al giudice ha spiegato che in quel periodo era in precarie condizioni economiche e ha raccontato che, mentre erano seduti a tavola per il pranzo, rimproverò il figlio invitandolo a restituire duecento euro che gli aveva prestato. Minto ha precisato che la questione non riguardava tanto i soldi, quanto il fatto che voleva far capire al figlio l’importanza di rispettare i patti e dunque di restituire i prestiti.



Stando al racconto dell’imputato, Alessandro avrebbe reagito prima aggredendolo verbalmente, rivolgendogli pesanti offese e accusandolo di essere un padre e una persona di nessun valore. Poi il figlio si sarebbe scagliato a pugni chiusi contro di lui: è a questo punto che il settantenne racconta di aver afferrato un coltello da cucina, colpendo Alessandro con un solo fendente che gli ha trafitto il cuore.



Contro Guerrino Minto si sono costituite parte civile la sorella e la madre della vittima, con le avvocatesse Marzia Bellodi e Annamaria Marin. Alessandro viveva con il padre da quando, dopo la separazione dei genitori, era stato affidato a lui. L’udienza è stata quindi rinviata al prossimo 2 aprile per la requisitoria del pm, Francesca Crupi, e l’arringa della difesa. L’avvocato Pietramala si batterà per dimostrare che il suo cliente non voleva uccidere e che, in ogni caso, non sussiste la contestata aggravante dei futili motivi: Minto avrebbe afferrato il coltello perché si sentiva minacciato.
Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 11:12

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