Premi ai dirigenti indagati, bufera
in Regione per due riconoscimenti

Giovedì 21 Maggio 2015
Premi ai dirigenti indagati, bufera in Regione per due riconoscimenti
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​VENEZIA - «Ma era proprio necessario premiare tutti i dirigenti?». La domanda apparentemente soft ha un effetto dirompente visto che cade nel bel mezzo di una campagna elettorale per la Regione del Veneto che è entrata nella fase più rovente, mentre è in corso una polemica da cavar la pelle a Palazzo Balbi per i premi a una pletora di responsabili dei settori che finirà anche sul tavolo di Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione.

A formulare il quesito è Piero Ruzzante, consigliere regionale del Pd, che dopo aver letto ieri mattina su un quotidiano padovano la classifica degli emolumenti aggiuntivi ai dirigenti, ha preparato un’interrogazione indirizzata espressamente a Luca Zaia, candidato a succedere a se stesso sulla poltrona di governatore. Richiesta di chiarimenti in merito alla questione morale di assegnare i premi anche a due dipendenti finiti a pieno titolo in una disavventura giudiziaria. Concretamente, si tratterebbe di 7.195,03 euro "di risultato" per ognuno dei due, in aggiunta a una consistente retribuzione annua totale di 79.460,06 euro ciascuno.

«Sono rimasto assolutamente sorpreso nel leggere - finalmente pubblici grazie al Governo e alla legge regionale sulla trasparenza - i dirigenti della Regione Veneta ai quali è stata data la retribuzione di risultato». Tra di loro, Ruzzante ha pescato Fabio Fior, «agli arresti domiciliari nell’ottobre scorso con l’accusa di peculato», e Lucio Fadelli, «arrestato nel 2012 per turbativa d’asta nell’appalto dei bolli auto». Il primo dirigeva il settore Tutela Ambiente, il secondo la Ragioneria generale e tributi.

«Il problema è il premio per dirigenti che devono rispondere di pesanti accuse a loro carico». denuncia Ruzzante. Con una precisazione: «Nessuno si vuole sostituire al lavoro dei magistrati, ma trovo necessario chiarire la ragione di questa attribuzione extra rispetto allo stipendio. Il premio è una scelta, la giunta chiarisca le ragioni di questa scelta».

La giunta Zaia in realtà non chiarisce. Affida la sua risposta tempestiva (gli elettori vogliono sapere) a un lungo comunicato stampa. Alla fine si capisce che solo un premio scatterà, probabilmente, ma non si sa di quanto. La giunta conferma innazitutto che i due sono finiti sotto inchiesta. E questo si sapeva. Poi, che Fior è stato rinviato a giudizio (chiede l’abbreviato), mentre Fadelli non lo è stato. Anche questo è noto.

Il comunicato sciorina, poi, una serie di numeri. Nel 2013 entrambi erano "dirigenti di direzione" con un compenso annuo lordo di 109mila euro. Dall’1 gennaio 2014 sono inquadrati come "dirigenti di servizio" e quindi la retribuzione è calata a 79mila euro. A seguito dell’inchiesta, «l’ing. Fior ha avuto una retribuzione di 45.800 euro lordi annui medi, corrispondenti all’assegno alimentare dovutogli per legge, senza diritto al premio di risultato». Par di capire, quindi, che l’extra non gli verrà erogato. «Il rag. Fadelli, pur non essendo stato rinviato a giudizio, non è stato riconfermato nell’incarico di Direttore di Sezione, bensì di dirigente di settore, con uno stipendio annuo loro di 79.460, comprensivo del compenso annuo teorico previsto nel caso di massima valutazione (premio di risultato»). Quindi per lui il premio ci sarà. Ma la giunta spiega di non aver finora adottato alcun provvedimento al riguardo, ricorda che i sei "direttori apicali" dal 2011 non hanno ricevuto premi. In conclusione: «L’insieme dei premi pubblicati sono da intendersi compensi annui "teorici" previsti esclusivamente nel caso venga assegnata al dirigente la valutazione massima prevista». Insomma, la scelta non è stata ancora fatta. Il mistero degli emolumenti - teorici o concreti? - di risultato ai due indagati continua.
Ultimo aggiornamento: 22 Maggio, 07:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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