Mose, lavori fermi da otto mesi
Lo stop è già costato 150 milioni

Domenica 26 Aprile 2015 di Maurizio Dianese
Mose, lavori fermi da otto mesi Lo stop è già costato 150 milioni
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Meglio cominciare a mettere i soldi in salvadanaio. Poco più di 625 mila euro al giorno, in 8 mesi abbiamo già totalizzato i primi 150 milioni di euro. Da qui in avanti si va a sommare. Tanto costa il "fermo-Mose" che dura da settembre dell’anno scorso. I lavori per la costruzione delle paratoie mobili alle bocche di porto infatti sono fermi da 8 mesi, ma si sa già che prima di giugno non si vedrà un solo operaio al lavoro. Quindi si tratta di conteggiare altri due mesi che, moltiplicato 625 mila euro al giorno, fa altri 37 milioni e 500 mila euro. Insomma alla fine si rischia di pagare quasi 200 milioni di euro semplicemente perchè al Consorzio non c’è più nessuno che firmi una carta dopo il 4 giugno 2014, la data storica della retata che ha azzerato i vertici della politica e dell’imprenditoria veneta grazie all’inchiesta della Procura di Venezia che ha finalmente portato alla luce quel "sistema Mose" che è costato al contribuente, tra mazzette e sponsorizzazioni utili solo a comprarsi il consenso, almeno 1 miliardo di euro.



Ma non è finita. Lo scandalo Mose è destinato a continuare, in un modo o nell’altro visto che la nomina dei Commissari - Luigi Magistro e Francesco Ossola - non è servita a far ripartire i cantieri e chi lavora al Consorzio racconta che tutte le carte vengono smistate all’Autorità per la lotta alla corruzione di Raffaele Cantone dal momento che a Venezia nessuno si fida a mettere l’autografo. Non solo, è un dato di fatto che non c’è nemmeno più nessuno che faccia il lavoro - almeno quello ufficiale - che faceva Mazzacurati, il vecchio presidente del Consorzio. Giovanni Mazzacurati andava su e giù da Venezia a Roma non solo con valigette piene di soldi, ma anche per spingere sull’erogazione dei finanziamenti che, non a caso, negli ultimi 10 anni sono arrivati in modo abbastanza regolare. Dopo Mazzacurati il nulla. Tant’è che i soldi, pur stanziati dal Governo Renzi per finire il Mose, sono rimasti fermi a Roma e solo in questi giorni sono stati sbloccati. Peccato che, nel frattempo, nessuno si sia preoccupato di mandare avanti la baracca e cioè la progettazione della parte che manca e peccato che nessuno nemmeno abbia fatto un cronoprogramma dei lavori con le ditte del Consorzio. Che sono state costrette tenere a casa gli operai. Ce ne sono 300 oggi in cassa integrazione. Non basta, le imprese, dalla Mantovani alle cooperative rosse stanno quantificando i danni dello stop ai lavori e si è già arrivati per l’appunto a 150 milioni di euro. Soldi che verranno chiesti al Consorzio Venezia Nuova - cioè ai cittadini che pagano le tasse - visto che la colpa del blocco è del Consorzio. "Ricominceremo ad assegnare i lavori a giugno - giura il direttore del Consorzio, Hermes Redi - ma l’assegnazione dei lavori non significa che si parte a giugno, è probabile che si debba conteggiare un altro mese di fermo e così non solo l’inaugurazione del Mose slitta di un anno - se va bene vedremo le dighe mobili in azione nel 2017 - ma il conto da pagare invece che diminuire, aumenta. Finora il Mose è costato ai cittadini 6 miliardi e mezzo di euro. Non basteranno per vedere le paratoie mobili in funzione.
Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 07:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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