Mose, cura dimagrante al Consorzio
«Costava 45 milioni l’anno, ora 15»

Sabato 10 Ottobre 2015 di Paolo Navarro Dina
Mose, cura dimagrante al Consorzio «Costava 45 milioni l’anno, ora 15»
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Sono arrivati al capezzale del malato per mettere in atto una serie di cure necessarie. Sono un po’ come quei medici pronti ad intervenire e arrivare prima che diventi troppo tardi. Il "medico" è Luigi Magistro, uno dei tre "dottori", insieme agli altri due commissari Francesco Ossola e Giuseppe Fiengo, che sta tenendo per mano il Consorzio Venezia Nuova dopo la burrasca dell’inchiesta Mose e dopo la gestione di Mauro Fabris.



Medici pronti ad intervenire. Diagnosi e cura?

«Le malattie erano e sono ben note. Abbiamo iniziato a capire la situazione in stretta sinergia con il Provveditore alle Opere pubbliche e con il ministero delle Infrastrutture. Certo ci siamo trovati di fronte una situazione molto complessa».



Prima di tutto evitareil collasso dell’ente concessionario... «Il primo problema causato dall’inchiesta è stata quella di uscire dall’«impasse» con lo sblocco dei finanziamenti e la conseguente ripresa dei lavori. Fin dal primo momento è stata rimessa in moto una macchina; è stata data esecuzione ai lavori rimasti fermi e i finanziamenti. E tutto questo nel quadro del nuovo istituto dell’amministrazione straordinaria».



E quindi è partita subito la "cura dimagrante" negli organici. «Stiamo mettendo in atto un dimagrimento forte che è andato a riguardare i dirigenti e il resto della struttura del Cvn. Oltre a questo abbiamo dovuto far fronte all’insufficienza del conto economico del Cvn per coprire i costi di struttura».



Ma quanto costa oggi il Consorzio? «Il nostro obiettivo è quello di mantenere i costi attorno ai 15 milioni di euro l’anno, metà dei quali se ne va per il personale; poi ci sono i costi legati alle convenzioni con il Provveditorato; i collaudi e altri costi minori».



Però sono finiti i tempi ruggenti. «Abbiamo fatto un taglio sulle spese di circa 10 milioni».



E’ vero che negli “anni ruggenti” il Consorzio è arrivato a costare oltre 45 milioni l’anno? Sì. Vorrei ricordare che tra i costi ci sono anche le fatture fasulle che hanno fatto scattare una tranche dell’inchiesta giudiziaria. E poi stop a donazioni e sponsorizzazioni. Su queste voci non c’è più un euro».



Rimane aperta la questione dei finanziamenti al Mose. «Dobbiamo ancora avere una tranche di 221 milioni, già inserita nel Def del Governo per interventi di compensazione ambientale, mentre le barriere mobili sono totalmente finanziate. Ma non vuol dire che abbiamo tutti i soldi. Ci sono procedure amministrative non semplici. Questo è un meccanismo perverso di finanziamento pubblico delle opere che finisce per essere quasi un fattore criminogeno. Non può sfuggire il fatto che l’inchiesta sia partita proprio da qui. Ed è qui, come nel caso della tranche milanese dell’indagine, che come Cvn abbiamo deciso di costituirci parte civile. Così come puntiamo a farlo nella tranche veneziana».



Ma dove sta il paradosso? «Il paradosso sta che in passato succedeva (e può spiegare le ipotesi accusatorie) che la normativa prevedeva lo stanziamento di una cifra per il Mose; poi arrivava una norma collaterale che eliminava quello che era stato precedentemente assegnato e infine arriva la Legge di stabilità, che ri-assegnava i fondi. Come si vede una situazione un po’ confusa».



E con la costituzione di parte civile a Milano e a Venezia a che cosa mirate? «Vorremmo rivedere i soldi che sono serviti per operazioni non direttamente collegate all’opera del Cvn. Stiamo quantificandoli. Ci sono ad esempio i 30 milioni di euro conteggiati sul caso delle fatture false. Cercheremo di recuperare il più possibile».



Passiamo al Mose, a che punto siamo? «L’opera è ripartita. Ora ci spetta la parte più delicata, quella legata all’impiantistica che dovrà essere in sincronia con tutto il sistema Mose. Gli interventi andranno in gara a breve con base d’asta sui 20/30 milioni di euro. E questo per rimanere nei tempi previsti: chiusura dei lavori al 30 giugno 2018».



E chi gestirà il Mose? Il Comune di Venezia già scalpita... «Non spetta a noi stabilirlo. Noi siamo qui per la fase di avviamento e rodaggio e per mettere a punto un primo livello di gestione».



Si parlava di una gestione affidata a Thetis, che ora non naviga proprio in buone acque. «In passato si parlava di tante cose... Noi ci limiteremo a dare ogni supporto necessario. Ma quello che mi preme sta nel fatto che in questi anni sono stati creati profili di professionalità altissimi tra i dipendenti. Sarebbe un peccato non tenerne conto in futuro».
Ultimo aggiornamento: 11:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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